Il morbo di Parkinson è una malattia che fa davvero paura, come sa bene chi l’ha vissuta attraverso una persona cara. Ecco come accorgersene.
Nonostante gli innegabili progressi fatti dalla medicina negli ultimi anni, ci sono delle malattie che fanno ancora notevolmente paura quando vengono diagnosticate. Essere troppo ansiosi alla comparsa di alcuni sintomi “sospetti” può risultare inutile, ma certamente è importante sottoporsi a controlli frequenti e periodici, ben sapendo come la prevenzione rappresenti lo strumento migliore per difendersi.
Tra le patologie che fanno particolarmente paura anche solo all’idea che possano essere contratte da un familiare c’è il morbo di Parkison, che è degenerativa, per questo non può che esserci la consapevolezza di come la situazione sia destinata a peggirare. Individuarla in maniera precoce può però servire a rallentare il progredire del quadro clinico.
Come molti sanno, il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che evolve lentamente, ma in modo progressivo, che finisce per intaccare movimenti e senso dell’equilibrio. In genere sono soprattutto gli uomini a esserne affetti, anche se non mancano le donne e compare intorno ai 60 anni. Anche se più raro, esistono casi di persone che iniziano a manifestare problemi intorno ai 30-40 anni (all’attore Michael J. Fox, ad esempio, è stata diagnosticata a 29 anni).
Il primo segnale che dovrebbe spingere a essere in allerta è quello di un tremore a una mano quando si trova a riposo, anche se potrebbe non essere l’unico. Se si desidera capire se si è tra i soggetti a rischio o che potrebbero sviluppare la malattia, è infatti bene verificare bene anche la condizione degli occhi. Non sono pochi i pazienti che possono infatti andare incontro a un deficit visivo.
Anzi, sarebbe possibile rilevare la malattia addirittura sette anni prima rispetto ai sintomi reali, come emerso da una ricerca pubblicata sulla rivista Neurology e realizzata da un team di scienziati proveniente dall’University College London e del Moorfields Eye Hospital. Ogni dubbio a riguardo potrebbe essere chiarito attraverso una scansione oculare grazie a cui è possibile effettuare un’analisi della retina e avere così un quadro preciso dello stato degli occhi. Questo permetterà di capire in anticipo se si possa presto arrivare a una diagnosi positiva.
Chi ha il morbo potrebbe inoltre manifestare, come evidenziato dallo studio, differenze nello spessore dello strato di cellule che si trova all’interno della retina. Questo sarebbe da interpretare come un anticipo della patologia. Effettuare un controllo annuale dall’oculista, come dovrebbe comunque avvenire da prassi per ognuno di noi, potrebbe essere provvidenziale.
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