La misura delle misure in favore dei cittadini. Il Reddito di cittadinanza è ancora vivo, nei controlli contro i furbetti.
Tra le misure più apprezzate dai cittadini probabilmente da sempre. Il Reddito di cittadinanza è stato senza dubbio il fiore all’occhiello del primo Governo Conte, quello formato da Movimento Cinque Stelle e Lega. Da quel momento milioni di cittadini in base all’eventuale accesso attraverso specifici requisiti hanno iniziato a ricevere mensilità medio alte per un bel po’ di anni senza lavorare, innescando nello stesso tempo le polemiche di quanti, invece, chiedevano una maggiore giustizia in merito.
Quello che non ha funzionato, negli anni, è stata la ricerca di uno sbocco occupazionale per tutti i percettori della misura che sono rimasti nella maggior parte dei casi inoccupati con lauta retribuzione mensile. Oggi questa misura non è più attiva, spazzata via dal Governo Meloni ma continuano i controlli per scovare coloro i quali per anni hanno percepito un vero e proprio stipendio mensile senza però averne diritto. Le stesse verifiche, oggi sono eseguite da INPS e Agenzia delle Entrate che provvedono a incrociare i vari dati disponibili per fare in qualche modo giustizia.
Reddito di cittadinanza: tutto parte dalla verifica dei requisiti necessari
Il controllo in merito alla reale presenza dei requisiti si basa sulla verifica della reale posizione del cittadino con quanto dichiarato per avere accesso alla misura. Tra gli stessi requisiti utili per ottenere a suo tempo la misura, era possibile trovare il compimento dei 18 anni, la cittadinanza italiana, UE, o di paesi terzi con regolare permesso di soggiorno, Isee massimo i 9.360 euro patrimonio immobiliare eventuale massimo di 30mila euro, obbligo di accettare eventuali offerte di lavoro con retribuzione superiore a 858 euro mensili e tanto altro ancora.
Negli ultimi tempi i controlli del caso si sono fatti molto più severi, considerato l’elevato numero i percettori individuati impegnati in lavori in nero, false dichiarazioni e quant’altro. Tutto questo è riscontrabile attraverso la banca dati INPS. Non sono pochi al momento i cittadini individuati che dovranno restituire le quote incassate per anni indebitamente. Ha fatto notizia per esempio la notizia riguardante il primogenito dell’ex leader della Lega Umberto Bossi, che dovrà restituire numerose mensilità percepite senza averne diritto. La guerra ai furbetti insomma continua più spedita che mai. Il Governo in tal senso ha le idee più che mai chiare. Tutti i soldi versati senza che i cittadini ne avessero diritto dovranno, si spera, tornare allo Stato.