La tessera sanitaria probabilmente rivoluzionerà il nostro modo di usare il denaro, ma dietro le nuove funzionalità ci sono inquietanti interrogativi.
Finora la tessera sanitaria è stato lo strumento per accedere alle cure del Sistema Sanitario Nazionale. Con la digitalizzazione dei servizi ha acquistato nuove funzioni, infatti viene esibita in farmacia per rendere il costo dei medicinali immediatamente deducibili nella dichiarazione dei redditi. Ma adesso si aggiunge un ulteriore upgrade.
Negli ultimi anni l’accesso ai servizi pubblici si è evoluto moltissimo. La pandemia da Covid ha tra le altre cose velocizzato un processo di “smaterializzazione dei servizi” che era iniziato poco tempo prima. I vantaggi per i cittadini sono numerosi: basti pensare alla facilità di effettuare transazioni bancarie tramite una semplice App, oppure di accedere ai servizi tramite Pc con le credenziali elettroniche.
E le novità arrivate in questi ultimi giorni, riguardanti proprio la tessera sanitaria, agevoleranno ancora di più il quotidiano dei contribuenti, anche se sorgono domande sulla privacy e sull’utilizzo di tutti i nostri dati, che stanno sempre di più convergendo verso un database immenso e unico.
Tessera sanitaria per prelevare soldi al bancomat: ecco la rivoluzione già disponibile
Se si ha un conto corrente presso Intesa San Paolo, ISPB o Fideuram è già possibile prelevare contanti al bancomat anche con il tesserino fiscale. A questo servizio hanno aderito anche tutti i punti convenzionati Mooney.
Gli atm delle suddette banche sono già abilitati, e se ci capita di dimenticare la carta di credito a casa e abbiamo bisogno di soldi potremo usare al suo posto il nostro codice fiscale, ovvero la tessera sanitaria.
Gli altri istituti bancari provvederanno presto a offrire questo servizio in più, è solo una questione di tempi tecnici. Al momento, il costo per il prelievo è di 1,50 euro, ma dal 2024 la commissione per l’uso della tessera sanitaria passerà a 2 euro. Una funzione comoda, certamente, ma che non può non innescare una serie di riflessioni.
Dati personali privati, come patrimonio in denaro e stato di salute, dunque, si intrecciano ancora una volta. Usando il tesserino col codice fiscale per prelevare i contanti, le banche potranno teoricamente accedere al nostro fascicolo elettronico sanitario (già, anche quello adesso è consultabile in pochi clic dai medici di tutto il mondo) e, di contro, chi conserva i nostri dati sulla salute potrebbe teoricamente accedere a quelli finanziari.
Quali sono gli scenari preoccupanti legati all’ampliamento dei servizi bancari
Ora è facile immaginare che, alla richiesta di un prestito, la banca vada a “controllare” se magari ci siamo vaccinati o meno, e dunque più o meno a rischio, o se abbiamo una malattia grave diagnosticata. In caso affermativo, molto probabilmente negherebbero il finanziamento.
Pensiamo anche a tutto il comparto delle assicurazioni, sia private che riconosciute dai datori di lavoro, e persino a quelle per l’automobile. Potrebbero aumentare le tariffe proprio in base al nostro stato di salute, se cagionevole.
Non servono teorie “complottiste” per comprendere che ormai tutti gli Enti “superiori” sanno chi siamo, cosa facciamo, come stiamo di salute, come ci spostiamo per il mondo e quali sono le nostre abitudini di consumo. Fatto che ci rende sempre meno liberi, più vulnerabili e soggetti a eventuali limitazioni decise da emergenze sanitarie, ambientali o di chissà quale altra tipologia.
A questo proposito, ricordiamo infine, che già sono in sperimentazione i calcoli di emissioni di Co2 per ogni transazione effettuata (chi ha l’App di Intesa San Paolo sa di cosa si tratta); superato un certo limite potremmo vederci bloccato il conto, cosa che accade già con alcune carte di credito (prodotta e controllata dalla Doconomy, in Svezia).
L’utente può tenere sotto controllo il limite deciso per ciascun cittadino sull’emissione di carbonio, tramite la App collegata alla banca. Se lo si supera, vengono negate le transazioni. Per compensare, l’utente può finanziare progetti che si occupano di ripristinare i livelli di impronta di carbonio.
Si chiamano “carbon credit” e il fenomeno, probabilmente sconosciuto a molti, è in forte espansione. Esistono infatti numerose aziende italiane ed estere che vendono questi crediti. Che forse, un domani non troppo lontano, potrebbero sostituire le monete (fisiche e digitali) correnti. In fondo, ormai, salute-ambiente-clima-denaro sono strettamente legati tra di loro, insieme alle nostre abitudini e stili di vita.