Sempre più bambini e adolescenti trascorrono ore in compagnia dei social network, ignorandone i pericoli per la propria salute mentale, e non solo.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un fenomeno inarrestabile che pian piano ha preso possesso delle nostre vite, in certi casi condizionandole irrimediabilmente. Stiamo parlando dei social network, e soprattutto in tempi recenti possiamo riscontrarne un utilizzo più vasto e frequente, in tutte le fasce di età.
Quelli che più ne sono assuefatti, però, sono gli adolescenti, che sovente li utilizzano per svariate ore al giorno, mettendosi inconsapevolmente in pericolo. Il pericolo maggiore che si corre non è tanto di natura fisica, questo nonostante il fatto che uno dei molteplici fattori che pregiudicano la nostra vista sia proprio il tempo passato di fronte a uno schermo.
Nel corso degli anni, in effetti, sempre più persone hanno iniziato a indossare gli occhiali, poiché sin da bambini posiamo il nostro sguardo su dispositivi elettronici, a volte anche da troppo vicino. Il vero pericolo però è silente e in agguato, e può segnare per sempre la vita dei ragazzi e dei loro genitori.
Rischio social: quali pericoli si corrono utilizzandoli eccessivamente
A lanciare l’allarme è Vivek Murthy, chirurgo degli Stati Uniti, che afferma come gli adolescenti che passano più di tre ore al giorno con i social network abbiano il doppio del rischio di sviluppare depressione e ansia. Dato particolarmente inquietante, soprattutto se si pensa che il tempo medio passato dai ragazzi sui social è di tre ore e mezza.
Un altro problema messo in risalto da Murthy è la distorsione della percezione che si ha del proprio corpo. Quest’ultima, infatti, è condizionata soprattutto da giudizi che non vorremmo leggere, e che causano conseguentemente disturbi alimentari e bassa autostima, soprattutto nelle ragazze.
A questi pericoli si aggiunge quello forse più pericoloso. Parliamo delle challenge, sfide talvolta scriteriate, proposte da persone di ogni età e dirette a colpire menti facilmente manipolabili come quelle di ragazzi e bambini. La Blue Whale Challenge o la Blackout Challenge, due degli esempi più macabri, consistevano nel “fidelizzare” le proprie vittime e spingerle a fare cose sempre più rischiose.
Se in alcuni casi ci si è accorti per tempo di ciò che stava per accadere, in altri non si è stati fortunati in egual misura. Molti genitori, infatti, si sono ritrovati a piangere la scomparsa dei propri figli.
Per risolvere il problema, almeno in parte, bisognerebbe stabilire degli standard di sicurezza per i social network, così come li abbiamo per tutti i prodotti che utilizzano i bambini. Prendere misure per ridurre la probabilità che bambini e ragazzi siano assuefatti, ed esposti a rischi per la loro salute.