I nostri geni influenzano il modo in cui si forma il nostro cervello, il che influisce sul modo in cui pensiamo e interagiamo con il mondo.
Quanto del nostro comportamento è predeterminato dalla biologia? Nei sotterranei di un edificio alla periferia della capitale islandese, Reykjavík, c’è un robot alle prese con il sangue di decine di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo. Qui si sta svolgendo un processo ben affinato: il DNA viene estratto dai campioni e quindi inserito in macchine di sequenziamento che lentamente mettono insieme le linee uniche di basi chimiche che costituiscono la base dell’identità di ogni individuo. Successivamente, algoritmi di intelligenza artificiale collegheranno questo codice genetico o genoma con informazioni dettagliate sullo stile di vita – dieta, personalità, scelte relazionali, hobby, malattie – in cerca di collegamenti che gli scienziati potrebbero ritenere statisticamente significativi.
Una società islandese chiamata deCODE genetics ha sequenziato più genomi interi – oltre 400.000 – di qualsiasi altra istituzione al mondo. Attraverso questo processo ha dato importanti contributi alla comprensione del nostro rischio ereditario di Alzheimer, schizofrenia, malattie coronariche, varie forme di cancro e molte altre malattie croniche. Ma ha anche ispirato altri a utilizzare lo metodo per approfondire la psiche umana e trovare connessioni tra il genoma e la personalità, le preferenze alimentari e persino la capacità di coltivare relazioni.
La verità sul nesso tra genetica e stile di vita
Questi tipi di studi stanno iniziando a toccare qualcosa di più intimo della semplice ricerca di nuovi farmaci, rivelando nuove connessioni tra il nostro codice genetico e le nostre scelte di vita. Per molti scienziati si pone una questione cruciale: fino a che punto il nostro comportamento è il prodotto della nostra volontà e quanto è semplicemente predeterminato dalla biologia?
“Noi esseri umani come specie siamo il frutto delle informazioni contenute nel nostro genoma e dell’interazione di queste con l’ambiente“, afferma Kári Stefánsson, scienziato islandese che ha fondato deCODE genetics nel 1996 con l’obiettivo di utilizzare il panorama genetico unico dell’Islanda per comprendere meglio alcune malattie comuni. Il paese ha una piccola popolazione che è stata relativamente isolata nel corso dei secoli, il che significa che c’è molta meno variazione genetica che in altre nazioni. Questo a sua volta significa che ci sono meno variabili a complicare le cose, rendendo più facile per gli scienziati identificare varianti genetiche significative.
Lungi dal chiudere la questione di cosa fa funzionare i nostri corpi e perché essi funzionano in modo diverso, la ricerca sul genoma umano ha rivelato un quadro molto più complesso di quanto si sarebbe potuto immaginare. Un po’ neurologo e un po’ filosofo, il 73enne Stefánsson è sempre più convinto che il complesso cocktail di DNA che ereditiamo dai nostri genitori, insieme a circa 70 mutazioni genetiche spontanee che acquisiamo per caso, determini inconsciamente il nostro comportamento molto più di quanto crediamo.
Potremmo non rendercene conto, ma sembra che molti aspetti di routine della nostra vita quotidiana possano essere parzialmente guidati dal nostro genoma. Sottili modifiche genetiche nei nostri recettori del gusto aiutano a determinare se preferiamo bere caffè o tè. A quanto pare, gli amanti del caffè sono meno sensibili all’amarezza della caffeina, mentre gli appassionati di tè non percepiscono altri tipi di sostanze chimiche amare in modo così potente. Già quindici anni fa un sondaggio condotto su 2.000 adulti britannici ha suggerito per la prima volta che potrebbe esistere qualcosa come un gene dell’hobby. Dalla semplice osservazione dell’albero genealogico di una persona e dei passatempi preferiti dai suoi antenati si può desumere una particolare inclinazione verso certi tipi di attività. Il sangue, si sa, non è acqua…