A volte, davanti alle situazioni della vita che sembrano sfuggire al nostro controllo, si rischia di reagire adottando un atteggiamento da vittima.
Ma quella che può sembrare una strategia vincente rischia di trasformarsi in un boomerang. Sì, perché a lungo andare il vittimismo rovina la vita.
E come? Semplicemente trasformandoci in spettatori passivi della nostra vita, in balia di eventi che ci travolgono. E davanti ai quali non troviamo altro di meglio che atteggiarci a vittime: degli altri, del destino ingrato, della società, ecc.
Un classico espediente da “vittima” è quello di puntare il dito. Niente altro che una comoda scusa per scansare ogni responsabilità, addossandole tutte al prossimo.
Vittimismo: 3 segnali di chi si piange addosso
Ma quali sono i segni inequivocabili di chi si piange addosso? Ce ne sono diversi, ma tutti molto riconoscibili. Vediamone alcuni.
- Passare il tempo a lamentarsi e compatirsi. È la definizione stessa del piangersi addosso. Potremmo anche chiamarla la sindrome di Calimero. Propria di chi passa il tempo a piagnucolare. «Tutti se la prendono con me perché sono piccolo e nero»: è la frase indimenticabile dello sconsolato pulcino, eterno incompreso.
- «È sempre colpa degli altri». Questa invece potremmo definirla è la sindrome dello «scaricatore di torto», costantemente impegnato ad addossare agli altri la colpa della sua situazione. Una facile scorciatoia per proiettare sempre all’esterno le cause dei propri mali.
- Non fare nulla per migliorare veramente le cose. Inazione, disimpegno, pigrizia, accidia. Chiamatelo come volete, resta il fatto che uno dei segnali lampanti di un atteggiamento da vittima è la scarsa – o nulla – volontà di impegnarsi in prima persona per migliorare davvero la propria situazione.
Fare la vittima: un sintomo di immaturità
In altre parole recitare la parte della vittima è una maniera di scaricare sul mondo le proprie responsabilità. Ma chi è abituato a considerarsi sempre una vittima passiva delle situazioni si lascia trascinare dalle correnti della vita. Mettendosi così in una posizione infantile e di impotenza. Infatti sono i bambini a essere senza alcun potere (e, di conseguenza, senza responsabilità alcuna) e in una condizione di impotenza, essendo dipendenti in tutto e per tutto dagli adulti. È tipicamente infantile infatti non sapere come risolvere un problema, dato che non dipende per nulla da noi ma da ciò che hanno stabilito altri.
Perché allora amiamo tanto il vittimismo, se è un atteggiamento tanto negativo? La risposta è semplice: atteggiarsi a vittima permette di godere di un momentaneo sollievo dalla sofferenza, incanalandola in una valvola di sfogo. Dato che la causa è esterna a noi, non possiamo farci niente, del resto non tocca certo a noi… Insomma, il vittimismo ci solleverà magari dal peso di occuparci dei nostri problemi. Ma alla lunga si rivela un macigno: un fardello, una zavorra che impedisce alla nostra personalità di crescere.