Col decreto Lavoro discusso il primo maggio in Consiglio dei ministri arrivano buone notizie per i lavoratori italiani sul fronte della busta paga.
Ecco da quando gli stipendi dei lavoratori dipendenti aumenteranno ancora dopo il precedente taglio introdotto con la scorsa legge di Bilancio.
Palazzo Chigi e il titolare del Mef, Giancarlo Giorgetti, hanno deciso di concentrare tutte le risorse a disposizione sul taglio del cuneo fiscale. Per dare un segnale concreto in chiave antinflazionistica.
Arriva così la sforbiciata sul costo del lavoro, finanziata coi miliardi recuperati col Def 2023. E così tra luglio e settembre le buste paga dei lavoratori che guadagnano fino a 25 mila euro lordi all’anno aumenteranno grazie al taglio di 7 punti del cuneo fiscale. Soltanto di 6 punti invece il taglio per i lavoratori che percepiscono tra i 25 mila e i 35 mila euro (sempre lordi).
Col “pacchetto lavoro” il governo ha dunque aggiunto un ulteriore taglio a quello già avvenuto con la manovra di Bilancio, che a partire da gennaio aveva tagliato di 3 punti di cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti fino a 25 mila euro di reddito e confermato il taglio di 2 punti alla fascia 25-30 mila euro. Per i primi il taglio totale sarà dunque pari a 7 punti complessivi (tre più nuovi quattro), per i secondi di 6 (due più quattro).
Un intervento che però sarà una tantum e che varrà soltanto per sei mesi, invece degli otto (da maggio fino a dicembre 2023) inizialmente preventivati dall’esecutivo. Per il 2024 c’è infatti il problema delle coperture, visto che una misura analoga andrebbe a costare tra i 12 e i 13 miliardi di euro.
L’idea del governo è che la crescita del Pil e la buona tenuta dell’occupazione e del tessuto produttivo possano aprire spazi, il prossimo autunno, per altri interventi come la conferma del taglio del cuneo fiscale, che ora come ora è destinato a scadere a dicembre.
Che vantaggi porterà nelle tasche dei lavoratori l’intervento dell’esecutivo? La sforbiciata dal governo dovrebbe portare un vantaggio in busta paga tra gli 80 e i 100 euro al mese. Secondo simulazioni come quella dello studio De Fusco Labour & Legal per un lavoratore fino a 25 mila euro lordi all’anno, il taglio del 2% dei contributi previdenziali gravanti sul dipendente, aumentato al 3% col governo Meloni, ha portato a un beneficio pari a 41,15 euro mensili. Un ulteriore taglio del 4% porterebbe altri 54,87 euro in busta paga. Per un totale di 96,03 euro mensili in più che, calcolato sui 5 mesi, corrisponde a quasi 580 euro.
Come anticipato, rimane il problema delle risorse con cui rifinanziare il taglio del cuneo nel 2024. Toccherà alla prossima manovra finanziaria doversene occupare dato che, secondo le primissime stime, per la conferma del taglio di 6-7 punti per tutto il prossimo anno serviranno tra i 12 e i 13 miliardi di euro.
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