Qual è la giusta causale per le donazioni tra parenti attraverso bonifico bancario? Ecco come muoversi nel rispetto delle normative antiriciclaggio.
Per le donazioni tra parenti il bonifico bancario è uno strumento largamente utilizzato. Occorre però, per non incorrere in possibili sanzioni da parte del Fisco, indicare correttamente la causale del bonifico.
La normativa antiriciclaggio prescrive infatti che ogni movimento di denaro sul conto corrente bancario debba indicare con precisione la sua provenienza. Da qui l’importanza di indicare correttamente la causale del bonifico, anche se avvenuto tra parenti, a prescindere dall’importo. Dunque anche per importi al di sotto dei 5 mila euro va specificata la causale. Questo limite infatti riguarda soltanto il divieto di utilizzare contanti negli scambi di denaro tra soggetti diversi.
Per scrivere la causale non esistono formule predefinite. Occorre tuttavia essere precisi nel descrivere la ragione del bonifico. Per esempio possiamo utilizzare una di queste formule:
Se invece la somma di denaro movimentata col bonifico è un prestito, è meglio specificare nella causale che si tratta di un prestito “infruttifero” onde evitare potenziali controlli su presunti interessi maturati e mai contabilizzati. Per esempio: “Prestito infruttifero a mio figlia Lucia“.
Non è necessario indicare nome e grado di parentela del beneficiario nella causale, dato che il suo nome è già indicato dall’essere intestatario del conto. Invece il grado di parentela è un dato facilmente ricostruibile con un certificato anagrafico.
Quando la cifra della donazione è elevata è sempre consigliabile, oltre a inserire la causale del bonifico, formalizzare la donazione con una scrittura privata registrata. In alternativa il documento può essere munito di data certa con l’autentica notarile o inviandolo con raccomandata senza busta (cioè piegata su sé stessa) oppure attraverso PEC. In maniera da evitare che il contratto di donazione sia avvenuto dopo i controlli per procurarsi una prova davanti agli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate.
Se dovessimo accorgerci di aver sbagliato causale o di averla scritta in maniera imprecisa è meglio chiedere alla banca di rettificarla, sapendo che alcune banche potrebbero applicare delle spese a questa operazione o potrebbero anche non poterla più eseguire se il bonifico è già stato accreditato.
Nel nostro Paese sulle donazioni tra parenti c’è un’imposta, il cui importo dipende dal grado di parentela e dalla somma donata. Ci sono però delle franchigie (cioè importi esentasse) che si possono applicare in base al grado di parentela tra chi dona e chi riceva il bonifico. Ad esempio, la franchigia sulle donazioni a figli o genitori è pari a 1 milione di euro, mentre quella per fratelli e sorelle corrisponde a 100 mila euro (sempre meglio però consultare un commercialista o un avvocato).
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