Orario di lavoro ridotto, sta per succedere davvero: le categorie interessate

La questione dell’orario di lavoro ridotto è piuttosto controversa, mai alcune aziende hanno già adottato questo sistema con ottimi risultati.

L’orario di lavoro ridotto è una questione piuttosto controversa, tra chi la sostiene e chi la bolla come “poca voglia di lavorare”. In realtà, si tratta dello specchio della società: i lavoratori di oggi danno molta più importanza al loro tempo libero, per questo motivo sono alla ricerca di lavori flessibili, che gli permettano di coniugare al meglio le esigenze di lavorare con la loro vita personale.

orario di lavoro
Canva – Nurse news

Si tratta di un importante cambiamento nel modo di interpretare la vita lavorativa, che si è rafforzato soprattutto con la pandemia. Ad ogni modo, l’orario di lavoro ridotto non è più una chimera ma, in alcuni casi, è già diventata realtà con risultati sorprendenti.

Con la riforma del lavoro prevista per l’1 maggio 2023, saranno proposti i rinnovi contrattuali di alcuni settori con un importante novità che riguarda proprio la riduzione delle giornate lavorative o dell’orario lavorativo.

In particolare, ci sarà una riduzione di 12 giornate all’anno per i lavoratori che operano nel settore in legno arredo e di 24 giornate all’anno, per quelli della settoriale alimentare.

Orario di lavoro ridotto: cosa ci attende in futuro

I sindacati del settore legno arredo hanno proposto, già da diverso tempo, la riduzione delle giornate lavorative annuali. In particolare la proposta prevede un taglio di dodici giorni all’anno.

I bancari, invece, chiedono una riduzione di circa 10 ore al mese, ovvero 16 giorni all’anno. Ma allo stesso tempo, questa categoria di lavoratori chiede anche un aumento del salario di 435 sul triennio. Mentre i lavoratori del settore alimentari chiedono una riduzione di 24 giorni di lavoro all’anno e un aumento in busta paga di €300 spalmati su quattro anni.

Per i lavoratori che operano nel settore delle telecomunicazioni, l’ipotesi sarebbe quella di non assecondare la richiesta di aumento in busta paga in cambio di una riduzione dell’orario di lavoro.

Le sigle sindacali che si stanno muovendo in queste direzioni stanno incontrando l’opposizione da parte delle aziende che ritengono impossibile attuare le richieste.

Nel frattempo lo smart working, diffusosi largamente durante il periodo della pandemia, continua a sopravvivere anche ora che l’emergenza è terminata. Grazie a questa pratica, migliaia di lavoratori sono riusciti a conciliare in maniera più semplice il tempo dedicato al lavoro con il tempo dedicato alle questioni personali.

Tuttavia, come dimostrano i dati raccolti in alcuni paesi dove il tempo ridotto è già stato introdotto, mantenere il 100% della retribuzione, offrendo una riduzione dell’orario lavorativo del 80%, permette alle aziende di conservare lo stesso livello di produttività. Addirittura in alcuni casi è stato registrato un aumento della produttività, a testimonianza del fatto che la riduzione dell’orario di lavoro non è un’opzione da condannare.

Un recente sondaggio ha riscontrato che su 1000 manager, oltre la metà ha dichiarato di essere favorevole ad avviare una discussione sul tema.

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