Una nuova incredibile truffa sta letteralmente terrorizzando milioni e milioni di italiani. Difendersi è semplicemente un obbligo.
Il mondo del web purtroppo nasconde sempre terribili minacce per gli stessi cittadini. Oggi più che mai c’è bisogno di prevenzione e cura della stessa incolumità degli utenti. Gli ultimi fatti di cronaca ci dicono che il livello si è alzato incredibilmente e che il rischio è sempre più presente.
Una nuova incredibile truffa sta letteralmente terrorizzando gli italiani. Non ci troviamo di fronte al classico meccanismo del finto vantaggio promesso con relativo immancabile link, utile al malintenzionato per arrivare a mettere la mani sul saldo disponibile della vittima in questione.
Non è il caso, per dire, nemmeno della falsa comunicazione bancaria o postale, o di qualche altro ente statale, che comunica un malfunzionamento nel nostro profilo e chiede un reinserimento o conferma dati, sempre attraverso l’onnipresente link fornito. No, in questo caso parliamo di ben altro.
Una mail, il canale comunicativo resta lo stesso, in questo specifico frangente, dai contenuti molto particolari. Una accusa specifica, si fa riferimento a pornografia, pedofilia, esibizionismo, cyberpornografia, offesa alla decenza, con riferimenti chiari anche ad eventuali pene da scontare.
La mail si presenta con una improbabile intestazione del Ministero della difesa con riferimento al Dipartimento di investigazione criminale (?), dettagli che al di la di inesattezze e quant’altro appaiono letteralmente inconciliabili. Nella stessa mail, inoltre si citano Vittorio Rizzi, realmente direttore della Criminalpol e Catherine De Bolle, realmente direttore dell’Europol.
Lo stesso testo, inoltre cita gli articoli 20-21 e da 75 a 78 del codice di procedure penale, seguiti poi da tale testo: “Vi inviamo questo mandato poco dopo un sequestro di computer sotto copertura per informarvi che siete oggetto di diversi procedimenti legali in corso”. Inoltre si fa riferimento a una potenziale pena: da 5 a 35 anni di reclusione e da 78mila a 535mila ueuro di multa.
In ultimo si chiede alla potenziale vittima di rispondere entro 72 ore con tutte le spiegazioni del caso. Chiaramente nel momento in cui si forniscono dati personali e quant’altro scatta la truffa vera e propria. Al di la di errori e imprecisioni è chiaro che tale contenuto potrebbe in qualche modo intimorire l’utente in questione e spingerlo a una risposta che sarebbe per lui più che mai fatale.
La Polizia Postale, alla quale sono giunte centinaia di segnalazioni in merito alla truffa in questione ha già disposto tutte le informazioni del caso attraverso i suoi specifici canali web. Il consiglio principale, quello da seguire in ogni caso è quello di non prestare attenzione al contenuto veicolato. Chiaramente di conseguenza, si chiede di non fornire alcun dato sensibile.
La prevenzione, la sicurezza, in questi casi va considerata sempre e comunque al primo posto. Gli utenti non possono rischiare di ritrovarsi, di colpo, in situazioni davvero poco piacevoli. Massima allerta, dunque, per questo ed altri futuri e quanto mai probabili casi.
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