Si preannuncia una dura lotta da parte del Governo ai furbetti dell’assegno. Per chi fa il furbo è in arrivo una vera e propria stangata, tra controlli rafforzati, sanzioni più severe e criteri più rigidi per ottenere il beneficio.
Per chi dichiara il falso sono previste infatti sanzioni molto dure e il reddito di cittadinanza potrebbe essere revocato anche al primo rifiuto di un contratto di lavoro.
Stretta in vista per i furbetti del reddito di cittadinanza. In questi anni se ne sono viste un po’ di tutti i colori, tra volponi nostrani e esteri (come quelli che venivano in Italia dall’estero solo per prendere il reddito dichiarando il falso prima di farsene ritorno nei Paesi d’origine).
Adesso il governo sembra voler fare sul serio con chi ha aggirato la legge per intascarsi il sussidio senza averne diritto, millantando requisiti che evidentemente non aveva. L’esecutivo targato Meloni sembra seriamente intenzionato a dare un segnale concreto ai furbetti che in questi anni hanno fatto letteralmente carte false per farsi foraggiare a spese dello Stato.
Reddito di cittadinanza, pugno duro del Governo con chi fa il furbo
Per questo motivo la maggioranza di centrodestra pensa a usare il pugno duro verso chi falsifica i documenti per cercare di portarsi a casa il reddito di cittadinanza. Così nel nuovo strumento che andrà a prendere il posto del cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle troverà spazio una stangata per furbetti e furboni del rdc. Ma oltre al giro di vite dovrebbero essere anche una serie di sgravi per favorire le nuove assunzioni.
Furbetti del rdc, stangata in vista
Il contrasto alle truffe sul reddito di cittadinanza è destinato necessariamente a passare, nelle intenzioni del Governo, attraverso un rafforzamento dei controlli che dovrebbero permettere di scoprire chi volesse incassare l’assegno a scrocco. La stretta sulle frodi passerà in primo luogo per i controlli affidati al personale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, all’Inps e al Comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro. Inoltre l’Ispettorato nazionale del lavoro potrà fare sottoscrivere apposite convenzioni con la Guardia di finanza per avere accesso a tutte le banche dati dell’Inps contenenti informazioni sui beneficiari del nuovo beneficio.
Oltre ai controlli più stringenti si annuncia una stretta anche sul fronte sanzionatorio. Per chi rilascia false dichiarazioni al fine di incassare il reddito sono in arrivo sanzioni penali mica da ridere. L’interno dell’esecutivo non lascia spazio a dubbi di sorta: scoraggiare i percettori del reddito a emulare i furbetti che si sono inventati mille escamotage per portarsi a casa soldi a cui non avevano diritto.
Carcere per chi dice il falso
Il Messaggero riporta che nella bozza del decreto lavoro dovrebbero essere previsti da due a sei anni di reclusione per chi cerca di ottenere il reddito di cittadinanza presentando documenti falsi o informazioni non corrispondenti al vero. In questa maniera il governo Meloni vuole mettere un freno a chi pensa di lucrare indebitamente sul beneficio economico.
Ma non è tutto: chi non dovesse mettere al corrente l’Inps delle variazioni del proprio reddito andrebbe a rischiare, sempre secondo la bozza all’esame del governo, da uno a tre anni di carcere.
Gli obblighi dei percettori del reddito
Nel testo della bozza non si fa soltanto riferimento alle sanzioni penali. Ci si concentra anche sugli obblighi a carico dei percettori del reddito di cittadinanza. Questi ultimi saranno chiamati a seguire determinati passaggi per non vedersi togliere l’assegno.
In particolare il membro del nucleo familiare dovrà presentarsi al servizio per il lavoro. Se diserterà l’appuntamento, l’assegno sarà sospeso anche per tutti gli altri componenti. Le persone non occupabili invece dovranno sottoscrivere un patto di agitazione digitale, mentre i cosiddetti occupabili dovranno andare in un Centro per l’impiego dove dovranno firmare un patto di servizio personalizzato per la ricerca di un’occupazione.
Reddito di cittadinanza: salterà già al primo rifiuto
La bozza non fa menzione della congruità dell’offerta, che poteva essere ritenuta tale in considerazione della coerenza tra offerta di lavoro e le esperienze e competenze maturate in precedenza, della distanza del luogo di lavoro dal domicilio e dei tempi di percorrenza casa-lavoro.
Sembra farsi avanti un orientamento prevalente all’interno dell’esecutivo: quello di revocare il reddito di cittadinanza davanti al primo rifiuto di un contratto. I percettori del rdc non potranno fare marcia indietro dalla sottoscrizione di un patto né rifiutarsi di prendere parte a iniziative di formazione.
Sgravi per le assunzioni
Sempre stando al Messaggero si punterebbe a introdurre degli sgravi allo scopo di incentivare le assunzioni. Una strada potrebbe essere quella della decontribuzione. Così facendo si potrebbe, ad esempio, favorire l’impiego dei percettori del nuovo beneficio da impiegare anche nelle attività stagionali.
In più nel decreto potrebbe entrare un contributo pari al 60% del costo del lavoro per chi tra giugno e dicembre assume i Neet (dall’acronimo inglese di Not [engaged] in Education, Employment or Training), ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono occupati o inseriti in qualche percorso di studio o di formazione.