Lo chef Alessio Gilberti annuncia il suicidio sui social e poi compie il gesto fatale. Aveva solo 42 anni.
L’annuncio su Facebook, poi il tragico ritrovamento. Alessio Gilberti si è tolto la vita forse a causa della fine di una relazione.
La straziante vicenda riaccende l’attenzione sull’elevato numero di suicidi. Persone che sentono di non aver più motivo di vivere e compiono il gesto estremo per non dover più lottare. Come si arriva a prendere una decisione del genere? Quanto male può fare la vita per decidere di interromperla in modo violento? Chi rimane porterà con sé i sensi di colpa, si accuserà di non essere riuscito a capire e sostenere il familiare o l’amico distrutto da un dolore considerato troppo grande.
Riuscire a far desistere una persona che sta pensando di togliersi la vita dal suo intento non è semplice. Spesso nasconde bene la folle intenzione, non mostra agli altri il disagio e la sofferenza. Tenere tutto dentro, però, non aiuterà a liberarsi del mostro della depressione o di qualsiasi cosa risulti talmente forte da convincere a compiere il suicidio. Alessio Gilberti ha espresso le sue intenzioni ma quando era già troppo tardi, quando la sua decisione finale l’aveva già presa.
Il giorno di Pasquetta, Alessio Gilberti chef di 42 anni ha scritto su Facebook “Non vale la pena” e poi “È ora di finirla“. Parole che preannunciavano la tragedia scoperta da lì a poco. I commenti dei suoi contatti sono stati un fiume di parole volte a chiedere spiegazioni, a tentare di dissuaderlo dal suicidio.
“Senza di te non so stare e quindi non vale la pena” una dichiarazione d’amore all’eccesso, un’accusa – sotto altri punti di vista – che il destinatario porterà con sé per tutta la vita. “Ciao a tutti“. Alessio ha smesso di crederci e dopo aver comunicato le sue intenzioni si è tolto la vita. A dare l’annuncio il papà dello chef, Claudio Gilberti rispondendo al commento di un’amica “È morto, non so in quale modo“. E in effetti non è stata rivelata ancora la causa delle morte avvenuta l’11 aprile.
Ieri, 13 aprile, è stata resa nota la morte di Julia Ituma, diciottenne pallavolista che sembrerebbe si sia tolta la vita mentre era in trasferta con la squadra ad Istanbul. Un “arrivederci” alle compagne sulla chat e poi il suicidio gettandosi dalla finestra. Questa la prima ricostruzione. Le indagini sono aperte per accertare la reale causa della morte e gli eventuali motivi che avrebbero spinto una giovane di diciotto anni ad un gesto così estremo.
Di chi è la colpa di questa fragilità? Della società? Delle aspettative? Cosa dobbiamo cambiare affinché nessuno possa più pensare che il suicidio sia la soluzione ai problemi? Interrogativi senza risposta; rimangono solo le lacrime di chi ha resta ad esprimere un dolore che non trova spiegazione.
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