Se il tentativo di phishing riesce, la banca deve risarcire il cliente? Incredibile la risposta

Le banche non rispondono del phishing ai clienti. Questa la decisione della Cassazione che spaventa e destabilizza i cittadini.

I tentativi di phishing ai danni dei contribuenti sono continui. Tanti cittadini cadono nella trappola perdendo i soldi sul conto corrente.

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Nonostante i continui avvisi della Polizia Postale, degli istituti di credito, di Poste Italiane e dell’Agenzia delle Entrate, molti cittadini non sono ancora in grado (o si dimenticano) di riconoscere i tentativi di phishing. Eppure “l’ignoranza” o la disattenzione possono costare molto caro ossia tutti i risparmi sul conto corrente. Apriamo una breve parentesi per ricordare di cosa stiamo parlando. Gli attacchi phishing vengono messi in atto da cybercriminali tramite l’invio di email che apparentemente sembrano arrivare dalla banca o da altri noti enti o aziende come Poste Italiane.

Il contenuto della missiva il più delle volte spaventa la potenziale vittima. Un pagamento bloccato, un accesso al conto da verificare, un problema con le credenziali dell’home banking. Lo scopo dei malintenzionati è far cliccare il malcapitato su un link per fargli inserire i dati da utilizzare, poi, per arrivare ai soldi della vittima. La banca non dovrebbe proteggere i clienti da tale eventualità?

Phishing, non è responsabilità della banca

La Corte di Cassazione con la sentenza numero 7214 ha stabilito che se un cliente della banca viene truffato tramite tentativo di phishing la responsabilità è sua e non dell’istituto di credito. Tale decisione protegge le banche da eventuali richieste di risarcimento danni avanzate da correntisti caduti nel raggiro telematico.

Disattenzione o mancanza di conoscenza non sono motivi che giustificano le azioni dei correntisti. Se sbagliano pagano senza poter coinvolgere la banca nell’errore commesso. L’intermediario non potrà più essere accusato di non aver adottato tutte le misure di sicurezza tecnicamente adatte a prevenire operazioni fraudolente telematiche. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Palermo riformando una prima sentenza che aveva disposto il rimborso al correntista truffato.

Come proteggersi dai raggiri

Se i cybercriminali svuotano il conto per una vostra mancanza non potrete più recuperare i soldi. La banca non sarà considerata responsabile se cliccando un un link e inserendo dati sensibili fornite involontariamente la chiave d’accesso ai risparmi ai malintenzionati.

Significa che d’ora in poi bisognerà sempre tenere alta la guardia non lasciandosi ingannare. Mai cliccare su link arrivati via e-mail e mai inserire informazioni personali collegate al conto bancario o postale. Le banche ma anche Poste Italiane non chiederanno mai, infatti, ai clienti di procedere in tal modo per risolvere una problematica.

Attenzione, poi, all’URL e al lucchetto (deve essere chiuso) nonché agli errori grammaticali presenti nel testo. In caso di dubbio è sempre consigliabile contattare in prima persona il mittente dell’email seguendo i canali ufficiali per chiedere spiegazioni del contenuto della missiva. Ricordiamo, infine, che oltre ai tentativi di phishing ci sono anche quelli smishing messi in atto tramite l’invio di sms che invitano a cliccare su un link. Diffidare sempre, anche se il contatto è apparentemente un amico.

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