Scopriamo quali sono i rischi per chi non paga l’affitto di una casa popolare. Il timore è che si perda il diritto al “tetto sopra la testa”.
Gli assegnatari di una casa popolare sono persone con scarso reddito che possono permettersi di pagare solo un affitto basso.
Le case popolari o alloggi ERP oppure IACP sono unità immobiliari di proprietà pubblica assegnate a famiglie con basso reddito previa domanda. L’affitto da corrispondere sarà basso – ad esempio 100 euro al mese per una casa con tre vani. Per decidere che ha diritto alla casa popolare viene stilata una graduatoria che terrà in considerazione l’ISEE dei richiedenti e la presenza di componenti con invalidità nel nucleo familiare.
Risultare assegnatari di un alloggio popolare, però, non deve far pensare che il rischio di sfratto sia completamente eliminato. Ci sono delle regole da seguire anche se sono diverse rispetto ad una tradizionale locazione. La disciplina di riferimento in caso di sfratto è l’ex articolo 32 R.D. 1165 del 1938. In più, occorre conoscere la disciplina interna alle varie Regioni e all’ente gestore degli immobili.
Cosa succede non pagando l’affitto di una casa popolare
Gli enti gestori delle abitazioni possono avanzare ricorso diretto in Tribunale per chiedere lo sfratto dell’inquilino moroso. Si tratta, però, di un passaggio finale da mettere in atto solo non riuscendo a recuperare i soldi seguendo altre strade.
Nel momento in cui l’inquilino non dovesse pagare il canone mensile, l’ente invierebbe una prima richiesta di pagamento dicendo di saldare il debito entro un preciso termine ultimo (solitamente trenta giorni). Si concederebbe anche l’opzione di pagamento a rate con applicazione di interessi per aiutare chi si trova in difficoltà economica.
Continuando a non pagare, l’opzione di rateizzazione cadrà e l’ente sarà autorizzato ad avviare il procedimento di sfratto.
I dettagli dello sfratto
Ogni Comune può stabilire un diverso tempo di tolleranza per il pagamento in ritardo del canone superato il quale si avvierà, come detto, il procedimento di sfratto. Il Giudice invierà all’inquilino moroso un’ingiunzione di pagamento. Entro 40 giorni il canone dovrà essere corrisposto totalmente oppure si procederà con lo sfratto e l’eventuale pignoramento di beni mobili per saldare il debito.
L’inquilino, prima dello scadere dei 40 giorni può anche decidere di fare opposizione coinvolgendo, però, un avvocato.
E se la morosità è incolpevole?
I Fondi per morosità incolpevole sono nati durante la pandemia e ancora oggi sono attivi per sostenere i cittadini che pagano l’affitto di una casa popolare schiacciati dalla crisi economica. Si tratta di contributi che variano in base al territorio di appartenenza dedicati a chi non è riuscito a corrispondere il canone a causa del sopraggiungere di un’impossibilità a provvedere al pagamento per la perdita o la consistente riduzione della capacità reddituale della famiglia.
Gli inquilini morosi non potranno essere sfrattati se considerati senza colpa a causa
- della perdita del lavoro dopo un licenziamento,
- di una consistente riduzione dell’orario lavorativo per accordi aziendali o sindacale,
- della cassa integrazione ordinaria o straordinaria tale da abbassare il reddito,
- di un mancato rinnovo del contratto a termine o di lavoro atipico,
- della cessazione di una attività libero professionale o di un’impresa registrata per cause di colpa maggiore o per una consistente perdita di avviamento,
- di una malattia grave, un infortunio o decesso di un componente del nucleo tale da provocare una riduzione del reddito complessivo.