Ecco quello che può succedere al giorno d’oggi, dove malgrado i bei proclami e i paroloni i vestiti che indossiamo continuano a fare la differenza.
Per non parlare delle auto, soprattutto quando sono di lusso. Come la Ferrari protagonista di questa vicenda che fa pensare e riflettere sui valori della nostra società.
Tocqueville, il lungimirante scrittore della democrazia americana, ci aveva avvertiti già un bel po’ di tempo fa. Il peccato originale di una società di uguali è l’individualismo. E l’individualismo porta, presto o tardi, a dare un’importanza esagerata al denaro e ai suoi simboli di ricchezza. Nelle società contemporanee spesso e volentieri è il reddito a determinare lo stile di vita.
Perciò non c’è da stupirsi se, malgrado tutti gli sforzi e l’impegno profusi per rendere il mondo più giusto, le apparenze contino ancora tanto. Di conseguenza, il classismo imperversa ancora ovunque.
Lo mostra, una volta di più, una storia come quella che stiamo per raccontarvi. Si tratta di un classico esempio di come le apparenze condizionino pesantemente il giudizio e lo sguardo della gente. In questo caso parliamo di uno degli status symbol moderni per eccellenza: la macchinona di lusso, nel caso specifico una Ferrari. Non si tratta solo di una delle marche d’auto più amate al mondo, ma anche di un simbolo di ricchezza capace di emanare fascino e potenza.
Come il classismo genera invida e rispetto al tempo stesso
Non è un mistero per nessuno che chi possiede la Rossa di Maranello per tutto passa fuorché per inosservato. Al contrario, spesso è oggetto di invidia – altro sentimento, avvertiva Tocqueville, tipico di una società fondata sull’uguaglianza delle condizioni – e non è raro che venga riverito con maggiori cure e omaggiato con un’attenzione speciale.
È esattamente quanto è accaduto negli Stati Uniti. Prima di dirvi di cosa si tratta dobbiamo fare però un avvertimento: quello di cui stiamo per parlare non fa riferimento a una vicenda reale, ma a un esperimento sociale che ha portato alla luce atteggiamenti che alcuni pensavano, illudendosi, fossero scomparsi per sempre. Con grande sorpresa, ci si è accorti di quello che invece appare ancora evidente: e cioè che chi gira con un macchinone e vestiti costosi addosso viene trattato in tutt’altra maniera rispetto a un poveraccio malvestito e malcurato.
Un esperimento sociale con la Ferrari come protagonista
La vicenda è andata in scena a Los Angeles, in California. L’esperimento prevedeva che un ragazzo si presentasse per due volte sempre nello stesso ristorante. Ma che lo facesse prima vestito come un barbone per ripresentarsi poco dopo, sempre in quello stesso locale, al volante però di una fiammante Ferrari 458 Italia del 2009, uno dei modelli più conosciuti e ammirati del Cavallino rampante.
La scena è stata poi immortalata sul canale YouTube “JoshPalerLin“. E il risultato dell’esperimento è stato, come ci si poteva aspettare, che quando vestiva i panni del senzatetto il giovane si è visto cacciare senza particolari complimenti – anzi in malo modo – non appena messo piede nel ristorante. Per levarselo di torno è intervenuta perfino la sicurezza del locale. Inutile anche il tentativo di parlare col responsabile del locale. Trattato letteralmente da pezzente, il finto clochard ha dovuto ammainare bandiera bianca ritirandosi in buon ordine dal ristorante, per lui irrimediabilmente off-limits.
Quando una macchinona cambia le carte in tavola
A rovesciare da cima a fondo la situazione è stata la presenza del bolide targato Ferrari. Il giorno dopo il giovane si è ripresentato al ristorante. Ma questa volta la presenza della Rossa – in versione total black per l’occasione – ha decisamente cambiato le carte in tavola. Invece di vedersi maltrattare, l’uomo è stato accolto coi guanti di velluto dal parcheggiatore che si è incaricato di sistemare con ogni cura la costosa vettura. Consentendo così a quello che si presumeva essere un facoltoso avventore di prendere posto con tutta comodità e sfogliare il menù.
Nessuno del personale del locale ha riconosciuto nel possessore della Ferrari il barbone indesiderato del giorno prima. Ripulito da testa a piedi e vestito in maniera elegante, l’uomo non era più il disprezzato «homless» del giorno prima. Anzi tutti, gestori e camerieri, lo hanno accolto col tappeto rosso sebbene, guardando le immagini con attenzione, appare evidente che si tratta della stessa persona. Ma l’effetto “riccone di turno” ha coperto tutto, nessuno lo ha riconosciuto e meno ancora qualcuno ha pensato di fargli problemi all’entrata.
Tra le cose divertenti c’è il teatrino prima dell’entrata nel ristorante, quando il protagonista dell’esperimento si è divertito facendo rombare il motore della Ferrari prima di consegnare le chiavi al parcheggiatore. Un’ulteriore dimostrazione di potenza che, manco a dirlo, ha ancor più destato l’ammirazione dei presenti. Risultato: un’accoglienza da re per il cliente, servito con tutti gli onori del caso.
Se guardate il filmato inserito poco sopra potrete rendervi conto di persona di come siano andate le cose. Ovviamente resta l’amarezza per quanto successo e per come, anche in una società che proclama a gran voce che “gli uomini son tutti uguali”, per dirla alla Guccini, in realtà l’abito faccia ancora il monaco. Amarezza ma, come dicevamo, non stupore. Piuttosto specchio dei tempi o, meglio, della società in cui viviamo. Comunque sia, l’esperimento sociale ha collezionato milioni di visualizzazioni e tutto lascia pensare che il loro numero aumenterà.
Non è del resto l’unico caso in cui le apparenze condizionano pesantemente il giudizio altrui. Qualche tempo fa abbiamo ricordato l’episodio, anche grottesco se vogliamo, del contadino deriso dai concessionari quando si è presentato, coi vestiti del lavoro, intenzionato ad acquistare una Ferrari. Era lì forte di una cospicua eredità appena ricevuta. Ma si è visto ridere in faccia finché non ha sventolato sotto gli occhi increduli dei concessionari la somma che aveva portato con sé. Anche in quel caso il potere del dio quattrino aveva rovesciato la situazione.
Stessa musica anche in questo caso che, come l’esperimento sociale di cui abbiamo parlato, contiene un utile insegnamento. Del quale si dovrebbe far tesoro per evitare di lasciarsi andare a certi atteggiamenti sprezzanti verso chi ha un conto in banca meno danaroso. Anche perché la vera uguaglianza è quella che si fonda sul rispetto della persona umana, unica e preziosa a prescindere dai bigliettoni che custodisce nel portafogli.