La storica Alfa Romeo 33 torna a vivere in una concept car. Pochi gli esemplari che verranno prodotti dalla Casa italiana.
In un momento di grande fermento per Alfa Romeo si fanno largo parecchie novità. Mentre si attende di scoprire il destino del marchio in F1, a fine stagione in uscita almeno dal team Sauber con cui aveva avviato una partenrship nel 2018, sul fronte produzione c’è molta carne al fuoco. Sicuramente un’ottima notizia per i fanatici del Biscione che, per diverso tempo si sono dovuti accontentare di una scelta piuttosto ridotta.
Ultimamente grande successo lo ha riscosso la Tonale, mentre ancora in fase di studio è un SUV. Addirittura c’è chi ha ipotizzato il ritorno della mitica MiTo. Ma per adesso di concreto non vi è nulla. Nell’attesa di scoprire quale sarà il futuro delle produzioni, focalizziamoci sul presente. A quanto pare ad Arese avrebbero pensato di rendere omaggio ad una vettura storica e molto amata con la 33 Stradale.
Con un’azione di ammodernamento, volto però a salvare le linea caratterizanti e iconiche, il brand ha optato per ristrutturare arricchendo delle ultime tecnologie all’avanguardia, uno dei suoi modelli più riusciti. A renderla realtà è la Manifattura Automobili Torino, azienda italiana, molto nota nel settore delle carrozzerie per automobili, fondata a Torino da Paolo Garella nel 2014 , dopo il suo divorzio da Pininfarina. Tra le sue creazioni figura anche la gamma d’elite denominata Jewelry, che come primo modello ha voluto omaggiare proprio la 33.
Va detto che la compagnia è famosa perlopiù per la sua New Stratos Series, basata sullo chassis accorciato della Ferrari 430 Scuderia, che ha consentito di riportare in vita un mostro sacro dei rally degli anni ’70. Partendo da un foglio bianco ha tuttavia forgiato la Glickenhaus SCG003, mentre ha dato un contributo importante nell’elaborazione della supercar elettrica Aspark Owl. E indiscrezioni la darebbero vicina alla progettazione della vettura da corsa Jannarelly Design-1.
Tornando all’automobile che si ispira all’Alfa 33 del 1967 presenterà uno stile retrò, ma, come abbiamo già anticipato, sarà arricchita dei più moderni sistemi. Il layout ha preso forma seguendo i disegni originali di Franco Scaglione dopo aver analizzato con cura i dati del telaio di partenza. Il resto, invece, è stato ottimizzato e reso compatibile con le esigenze dei giorni nostri. Ad esempio lo chassis stesso è stato prodotto con pannelli di alluminio, assemblati sfruttando i metodi artigianali dei carrozzieri. Sotto il cofano urlerà un motore V8 DOHC da 2,6 litri di derivazione Alfa Romeo Montreal, al posto del vecchio 2.0 V8.
La sua idea di base di fonda sull’omonima auto da competizione. La 33 era infatti la versione omologata della Tipo 33, per circolare su strada. Da molti è stata acclamata come una delle vetture più belle di sempre. Costruita tra il novembre 1967 e il marzo 1969 dalla Carrozzeria Marazzi, si distingueva per le portiere con apertura a farfalla incernierate altresì sul tetto, oltre che per una certa leggerezza e per il passaggio da zero a cento km/h in 5,6 secondi. L’autotelaio, il propulsore e cambio veniva invece realizzato dall’Autodelta, il reparto corse del Biscione.
Dei diciotto esemplari prodotti effettivamente, solamente dodici vennero completamente finiti. E undici venduti. Gli ultimi sei vennero affidati a carrozzieri italiani di prestigio che, a loro volta, diedero vita ad una serie di concept car. Ad esempio la Pininfarina diede vita nel 1968 alla Roadster, nel 1969 alla Coupé Prototipo Speciale e nel 1971 alla Cuneo. La Bertone, invece, nel ’68 realizzò la Carabo e nel ’76 la Navajo. Dalla Italdesign era l’Iguana del ’69. Tutti questi gioielli al momento si trovano esposti al Museo Storico Alfa Romeo di Arese. Non si conoscono i prezzi a cui erano state cedute.
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