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Superenalotto, vince e poi distrugge tutto: quando i soldi fanno perdere la testa

Published by
Paolo Marsico

Vincere in alcuni casi non significa per forze di cose migliorare la propria condizione, la propria esistenza, vincere può voler dire altro.

In molti casi siamo abituati a immaginare colui che vince al gioco come una persona più che mai fortunata che dal momento della vincita in poi si ritroverà di fronte una strada assolutamente in discesa. La vita trasformata, insomma, qualcosa di assolutamente nuovo, qualcosa di incredibilmente vivo e ottimistico. La verità dei fatti è un’altra invece. Può succeder di tutto, anche quando sembra che la fortuna abbia scelto in ogni caso te. Il destino sa essere beffardo.

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Pensiamo dunque a cosa spinge, oggi un cittadino qualunque a rischiare ogni cosa al gioco. Pensiamo dunque a quello che succede ogni giorno, quando di fronte alla possibilità, tutta teorica, certo di arricchirsi, il giocatore si chiede quanto davvero il tutto possa in qualche modo renderlo felice. Chiaro che qualcuno discorsi del genere dovrà pure farli, magari non tutti, ma qualcuno che si chieda cosa possa o meno accadere si immagina possa esserci da qualche parte nel nostro paese e non solo.

In questo senso, è immaginabile dunque avere milioni di giocatori che ad ogni occasione riempiono di fatto, le fila di coloro che in qualche modo sperano nel miracolo. Si diceva, che di certo, da noi, storicamente il tutto appare molto più semplice. C’è la tradizione di mezzo c’è quel modo di vedere il gioco anche nei momenti felici, figuriamoci poi in quelli drammatici. Il gioco, di fatto è tutto li. Nel momento peggiore il cittadino riversa le sue frustrazioni in numeri e simboli, nient’altro.

Succede quindi che in questa fase le attenzioni di chi gioca con frequenza o meno siano tutte rivolte alla possibilità di arricchirsi, di cambiare vita, di immaginare un futuro diverso da un presente assolutamente deludente. Le aspettative, certo sono queste, devono essere questo, non c’è alcuna via di scampo, almeno in teoria. Le aspettative vengono certo mantenute, sempre, quasi sempre. Quello che  a volte spiazza è ciò che arriva dopo, ciò che di fatto non ti saresti mai aspettato.

Superenalotto, vince e poi distrugge ogni cosa: le cronache ci raccontano l’impossibile

Una vicenda davvero incredibile legata a una vincita, al Superenalotto, ha fatto davvero molto discutere l’opinione pubblica. Si immagina, cosi come anticipato, una certa situazione, una certa modalità di azione nel momento in cui si vince e si vince anche parecchio. La verità è invece che non esiste alcuna verità, nessun modo di incastrare in qualche modo le cose in maniera assolutamente standardizzata, per intenderci. Le vicende di un 72enne milanese, fanno riflettere.

Una vincita incredibile, l’acquisto dell’auto dei propri sogni e un processo per estorsione già riqualificata dal giudice in esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Come si arrivato a collegare queste tre diverse situazioni? Andiamo per gradi. L’uomo vince al Superenalotto, somma considerevole di denaro e decide quindi di farsi passare uno sfizio. L’auto dei suoi sogni. Siamo nel 2022 e il fortunato milanese acquista una Porsche 912 del 1966.

Cornacchio si presentò con un carrozziere – ha dichiarato il proprietario dell’autosalone al processo –  dicendo che aveva vinto al Superenalotto e ha mostrato il biglietto. La Porsche era un suo sogno. Gliela mostro, la aprono, la guardano, la accendono ma non l’hanno voluta provare, Il 72enne, in quel’occasione lasciò un acconto di 3.500 euro, per poi saldare altri 35.000 al proprietario e portare via l’auto con un carro attrezzi.

Pochissimo tempo e la situazione in qualche modo prende a complicarsi. A parlare è sempre il titolare dell’autosalone protagonista della vendita citata: “Ha chiamato Cornacchio dicendo che l’auto è un tarocco. Aveva fare minaccioso, ero impaurito, ha alzato la voce, voleva i soldi. Poi è andato da mio padre con un’altra persona dicendo che gli avrebbe bruciato l’attività. L’uomo, stando a quanto si racconta in merito alla ricostruzione dei fatti pare che avesse chiesto 4.500 euro per mettere a posto la Porsche.

In una registrazione chiaramente facente parte delle prove esaminate si evince tutta la preoccupazione del 72enne in merito allo stesso telaio dell’ auto: “Se mi ferma la polizia stradale me la sequestra al 100%“. Il titolare dell’autosalone ha confermato inoltre che tutte le parti del’auto sono originali e che parliamo comunque di una automobile del 1966: “Altrimenti l’avremmo venduta a 100 mila euro“. A questo punto si attende la fine di ogni procedimento, per capire davvero cosa è successo. Quello che è certo è che vincere, non sempre porta a una condizione del tutto invidiabile.

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