Pensioni, andiamo a vedere insieme come funzionano i due sistemi di calcolo utilizzati per stabilire la quota mensile dell’assegno pensionistico.
Al momento, tutte le pensioni dei cittadini italiani sono soggette a due diversi tipi di calcolo, per quanto riguarda l’importo finale dell’assegno mensile che otterranno. Fino al 1995 infatti nel nostro paese era attivo il sistema retributivo, mentre a partire dal 1996 è entrato in vigore, per tutti i lavoratori che hanno iniziato a lavorare a partire da quella data, il sistema retributivo.
E dunque fino a quando tutti i lavoratori che hanno iniziato la loro carriera professionale con questo sistema di calcolo, il nostro sistema previdenziale continuerà ad utilizzare due modelli differenti.
Ma in cosa si differenziano esattamente questi due sistemi di calcolo? Due sistemi che oltretutto danno luogo a due differenti cifre sull’assegno pensionistico, nonostante si sono maturati lo stesso numero di anni lavorativi a parità di condizioni.
La prima cosa da sapere è che il calcolo contributivo si basa su tutti gli anni di contribuzione realmente accreditati dal lavoratore. Alla somma degli anni di carriera lavorativa vanno applicato dei coefficienti di trasformazione. Si tratta di valori che percentuali salgono con l’aumentare dell’età anagrafica del lavoratore, al fine di non incentivare un’uscita dal lavoro in un’età troppo giovane.
Il sistema retributivo agisce invece in base a principi diversi. Il suo calcolo si basa infatti sulla media delle settimane lavorative andando a considerare un preciso periodo di riferimento, e andando a considerare soltanto gli ultimi anni di carriera professionale del lavoratore.
Ma andiamo prima a vedere nello specifico in quali si applica l’uno o l’altro sistema di calcolo per andare in pensione.
Il sistema contributivo in Italia si applica alle seguenti categorie di lavoratori:
Il sistema retributivo possiede inoltre due ulteriori sistemi di calcolo chiamati quota a retributiva e quota b retributiva.
Tutti i versamenti che sono stati accreditati da lavoratori, non iscritti al FPLD con l’opzione di ricalcolo con il sistema contributivo, fino alla data del 31 Dicembre 1992, vengono calcolati dall’Inps in un modo specifico. In questo caso infatti, l’Inps tiene conto della retribuzione media settimanale degli ultimi cinque anni di stipendio del lavoratore, rivalutati sulla base dell’indice FOI. la somma così ottenuta va poi moltiplicata: il numero di settimane di contributi maturate entro il 31 Dicembre 1992 per il coefficiente di rendimento previsto al 2 per cento.
Per quanto invece riguarda i lavoratori non iscritti al FPLD con l’opzione di ricalcolo con il sistema contributivo, anche per loro cambiano alcune condizioni. Tutti i versamenti accreditati nei periodi che vanno dal 1 Gennaio 1993 fino al 31 Dicembre 1995, vengono valorizzati dall’Inps nel modo seguente:
Queste tre medie così ottenute, vanno in seguito moltiplicate per il numero di settimane di contributi del lavoratore, nel periodo compreso tra il 1 Gennaio 1993 e il 31 Dicembre 1995. E in seguito, per il coefficiente di rendimento, che è stabilito al 2 per cento.
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