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Multe fino a 100 mila euro per chi parla inglese in pubblico, e non è una barzelletta

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Emiliano Fumaneri

Un esponente di Fratelli d’Italia propone un ddl per salvaguardare l’identità della lingua italiana nei contesti pubblici. Con multe salatissime per i trasgressori.

Levata di scudi da parte delle opposizioni che bocciano senza mezzi termini la proposta di legge. Ma anche dalla Crusca arrivano parole poco incoraggianti sull’idea di multare chi usa parole straniere.

Nursenews

Ai tempi del ventennio mussoliniano il regime fascista cercò di promuovere la “purezza” della lingua italiana italianizzando cognomi, toponimi e parole di origine straniera. Così, in nome dell’autarchia linguistica, il sandwich divenne «tramezzino», il brandy o il whisky «acquavite». Se in alcuni casi la fissazione di “purificare” il linguaggio da contaminazioni estere poteva al più sembrare grottesca, meno divertente fu la cosa per le minoranze linguistiche – in particolare quella di lingua tedesca in Alto Adige – che si videro “tagliare” la lingua madre e italianizzare i nomi di paesi e città.

Ancora oggi, provare per credere, quello della lingua è un tasto piuttosto dolente da quelle parti, oltre che fonte di continue tensioni pronte sempre a esplodere. Ma si sa, in Italia l’amore per la storia e per le sue lezioni non è granché diffuso.

Italianizzare il linguaggio pubblico: i punti principali della proposta di FdI

Visti i precedenti poco esaltanti, fa discutere dunque la proposta di legge sulla salvaguardia della lingua italiana che come prima firma ha quella di Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera. Si tratta di una vera e propria controffensiva identitaria che tra i suoi punti principali ha quello di rendere obbligatoria la lingua italiana per fruire di beni e servizi.

Il testo della proposta vorrebbe poi imporre di trasmettere in italiano qualunque comunicazione pubblica. Previsto anche l’obbligo di usare strumenti di traduzione o interpreti per qualunque manifestazione o conferenza che si svolga in territorio nazionale. Vietate anche le sigle o le denominazioni di origine straniera per indicare i ruoli aziendali. A meno che sia impossibile tradurle. Ma non è tutto: obbligatorio anche l’uso della lingua italiana nei contratti di lavoro. Infine a scuola e nelle università i corsi in lingua straniera sarebbero da “tollerare soltanto se il loro svolgimento fosse giustificato dalla presenza di studenti stranieri.

Sono questi dunque i punti principali della proposta di legge dell’esponente di FdI, che fa leva sul tentativo di arginare l’invasione delle parole inglesi nella lingua italiana. Le ultime stime, fa osservare Rampelli, dicono che dal 2000 ad oggi i termini della lingua di Shakespeare confluiti nella lingua italiana siano aumentati del 773%. Allo stato attuale, nel dizionario della Treccani sono presenti quasi 9.000 anglicismi su circa 800.000 parole. Dunque tolleranza zero. Non è più ammissibile, incalza il deputato di Fratelli d’Italia, che «si utilizzino termini stranieri la cui corrispondenza italiana esiste ed è pienamente esaustiva».

Multe salatissime per i trasgressori

La proposta di legge non si ferma alle dichiarazioni d’intenti. Sono previste anche sanzioni pecuniarie per chi viola gli obblighi di legge. In particolare i trasgressori rischiano multe anche molto salate, che vanno dai 5.000 ai 100.000 euro. Il tutto messo nero su bianco in un testo di 8 articoli, presentato il 23 dicembre scorso, contenente le «disposizioni per la tutela e la promozione della lingua italiana».

La pdl, che comprende svariati obblighi specifici, viene motivata «in un’ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria». Oltre agli obblighi di legge, è prevista anche la creazione di un Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana.

La reazione delle opposizioni alla proposta di legge di FdI

C’è già chi ha ribattezzato come «sovranismo linguistico» la proposta di Rampelli che ha scatenato, come prevedibile, la reazione delle opposizioni, che tra il serio e il faceto bocciano senza appello il testo di legge. «Pensavamo di averne viste già molte di proposte sconclusionate e al limite del ridicolo da parte di questa maggioranza, ma quella che giunge con apposito disegno di legge da parte del vice presidente della Camera Rampelli le batte tutte». Questo il commento degli esponenti del M5S in Commissione Cultura alla Camera e al Senato.

Ma i pentastellati non si fermano e proseguono: «L’alfiere di Fratelli d’Italia porta in Parlamento una crociata contro i “forestierismi”, prevedendo sanzioni da 5.000 a 100.000 euro per chi dovesse violare l’italico idioma» dicono con ironia prima di affondare il colpo. «Peccato che sia proprio il suo governo ad aver istituito il Ministero del “made in Italy”. Rampelli denuncerà il collega di partito Urso che è a capo di un siffatto ministero, tanto incline al forestierismo perfino nel suo nome? Insomma è lo stesso governo di cui lui fa parte ad essere responsabile dell’“inquinamento della lingua italiana”, denunciato nella relazione alla sua legge».

Cosa dice l’Accademia Crusca sulla multa a chi usa parole straniere

Una bocciatura sonora per la proposta di legge targata Fratelli d’Italia è venuta anche dall’Accademia della Crusca, che la definisce dannosa anche per la causa della salvaguardia della lingua italiana. Infatti per l’Accademia, «la proposta di sanzionare l’uso delle parole straniere per legge, con tanto di multa, come se si fosse passati col semaforo rosso, rischia di vanificare e marginalizzare il lavoro che noi, come Crusca, conduciamo da anni allo scopo di difendere l’italiano dagli eccessi della più grossolana esterofilia, purtroppo molto frequente».

Con queste parole il professor Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, boccia senza appello il testo di legge presentato da Rampelli. Il linguista infine rincara la dose aggiungendo che «l’eccesso sanzionatorio esibito nella proposta di legge rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano».

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