Come si sostengono economicamente il Papa e la Chiesa? Quanto guadagna l’ultimo dei Successori di San Pietro? Cerchiamo di capirlo entrando nei dettagli.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la Chiesa non vive di solo spirito ma deve fare ricorso a mezzi materiali per sostenere tutta la sua imponente struttura.
Tra le tante persone che ogni giorno vanno in chiesa a pregare o a partecipare alle funzioni liturgiche non sono poche quelle che decidono di fare un’offerta. Gesù, è vero, ha detto che l’uomo non vive di solo pane. Ma è vero anche che non ha nemmeno mai detto che viva di solo spirito. Il che significa che se la salvezza non sta nel possesso dei mezzi materiali, nondimeno questi servono a vivere quaggiù sulla terra. Dove l’uomo, come sappiamo, vive anche di pane.
In omaggio a quest’ottica realistica, che non disprezza la materialità dell’esistenza umana, i fedeli offrono appunto aiuti economici – piccoli o grandi che siano – per mantenere le attività della comunità cristiana. Nessuno si illude che i soldi diano la felicità – pericolosa utopia questa – ma, come si dice, di certo aiutano a risolvere un bel po’ di grane.
Semplificando magari un po’, ma la sostanza è che un discorso simile vale anche per il mondo ecclesiastico, dove il denaro si rivela uno strumento necessario, ad esempio, per conservare i tanti immobili (pensiamo solo agli edifici di culto) e pagare gli stipendi di chi deve pur campare in qualche maniera.
Ma il denaro serve anche ad altro: a finanziare le tante e diverse opere ecclesiali sparse in giro un po’ per tutto il mondo. Chiesa e denaro: un matrimonio dunque necessario, per certi versi. E che, altrettanto comprensibilmente, attira da sempre attenzione e interesse.
Non c’è da meravigliarsi dunque se tanti si chiedono come si sostenga la Chiesa sul piano economico. E, non ultimo degli interrogativi, quanto guadagni il Papa. A questo riguardo non è certo passata inosservata la decisione presa dall’ultimo dei successori di Pietro. Ma entriamo nel dettaglio e vediamo cosa c’è da sapere su questo tema.
Come detto, una delle principali fonti di entrate della Chiesa sono le offerte, che le permettono di tenere in piedi la sua gigantesca macchina organizzativa. Ma non ci sono solo le offerte naturalmente. Tra le altre grandi fonti di sostentamento c’è anche l’8 per mille, derivante dalle dichiarazioni dei redditi.
La domanda però è: tutte queste entrate bastano a sostenere economicamente la Chiesa? La risposta è no. Come ricorda infatti il sito La Legge per tutti. la Chiesa Cattolica sostanzialmente si sostiene grazie a investimenti internazionali in beni mobili e immobili. Ci sono poi le offerte dei fedeli, le rendite, il patrimonio in proprio possesso, oltre a quello ricavato dalle migliaia di diocesi (4.649 per la precisione) comprese nelle 110 Conferenze episcopali di tutto il mondo.
L’entrata più consistente è quella rappresentata dal cosiddetto Obolo di San Pietro. Come spiega lo stesso Vaticano, consiste nell’«aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre, come segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi». A gestire l’Obolo di San Pietro, che rientra nel bilancio della Santa Sede, è la Segreteria di Stato vaticana.
Va detto che negli ultimi anni le donazioni stanno facendo registrare una corposa flessione. Secondo il bilancio presentato a febbraio 2021 le entrate sono state pari a 47,3 milioni di euro, mentre le erogazioni a favore di terzi beneficiari hanno toccato quota 17 milioni di euro, con saldo netto di 30,3 milioni di euro. Ultimo bilancio alla mano, emerge anche un deficit di circa 50 milioni di euro.
Un’altra domanda che ci si potrebbe fare è questa: dove spende i suoi soldi la Chiesa? In primo luogo ci sono gli stipendi da pagare. Ogni anno la Santa Sede versa lo stipendio a circa 5 mila dipendenti. La gran parte delle entrate (il 68%) sono destinate al sostegno della missione apostolica della Chiesa, alla comunicazione del Papa e ad altre attività missionarie. Il 32% residuo se ne va invece per la gestione del patrimonio (per il 17%) e per le attività di amministrazione e di servizio (15%).
Infine, appurato come faccia la Chiesa a sostenersi economicamente, sorge spontaneamente un’altra domanda: e i parroci quanto guadagnano? E soprattutto, quanto guadagna il Papa?
Alla prima domanda ha risposto qualche tempo fa ‘Il Messaggero’. Stando a quanto riferito dal quotidiano romano, lo stipendio dei parroci dovrebbe aggirarsi mediamente sui mille euro circa al mese. Un importo variabile in base agli anni di esperienza e che in alcuni casi può arrivare a toccare i 1.200 euro al mese. Se il parroco insegna anche religione a scuola l’istituto versa soltanto la differenza.
Naturalmente più alti gli stipendi di vescovi e arcivescovi (rispettivamente fino a 3 mila e 4 mila euro al mese). Si sale ancora coi cardinali: i porporati possono arrivare a guadagnare 5 mila euro al mese.
E il Papa? Quanto guadagna l’ultimo dei Successori di Pietro? A suo tempo il capo della sala stampa vaticana, l’indimenticabile Joaquin Navarro Valls, rivelò che papa Giovanni Paolo II non aveva mai preso un soldo di stipendio. A differenza del suo ex braccio destro diventato poi suo successore: Benedetto XVI pare infatti percepisse uno stipendio pari a 2.500 euro mensili.
Con Papa Francesco, eletto nel 2013, c’è stato un ritorno al (recente) passato. Sul fronte dello stipendio pare che il papa argentino abbia dato di nuovo una sforbiciata piuttosto netta. Papa Bergoglio infatti non prende alcuno stipendio proprio come Giovanni Paolo II. Una decisione frutto di una scelta orientata a sobrietà e risparmio. Francesco si è riservato soltanto, come sua facoltà del resto, di poter attingere denaro, in caso di necessità, proprio all’Obolo di San Pietro.
Oltre a tutto questo, bisogna sapere che il Papa venuto “dalla fine del mondo” ha spesso deciso di rivendere i tanti regali ricevuti. Destinando il denaro ricavato dalla vendita a favore dei poveri. Altri regali invece si trovano nella sagrestia di San Pietro oppure all’interno di biblioteche o musei vaticani.
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