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L’Intelligenza artificiale ci renderà disoccupati: lo dice uno studio

Published by
Paolo Marsico

L’innovazione che rischia di guastare la vita all’uomo. La tecnologia estrema che porta potenzialmente alla povertà. Possibile?

Cosa succede quando l’impatto di una nuova tecnologia, l’innovazione insomma, prende il sopravvento. Di getto si potrebbe pensare che il tutto, l’insieme insomma di quelle specifiche dinamiche, possa portare esclusivamente miglioramenti per quel che riguarda la vita di tutti i giorni. In alcuni casi però la cosa potrebbe andare nel modo assolutamente opposto. Ci pensate voi se la tecnologia, cosi come del resto ampiamente già accaduto in passato, portasse a disagi più che mai funzionali?

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Problemi dell’era attuale, si potrebbe dire. Da un po’ di tempo, ormai, l’attenzione dell’opinione pubblica è tutta incentrata sugli sviluppi di quella che definiamo, comunemente Intelligenza Artificiale. Di cosa parliamo in genere, quando si fa riferimento a questo specifico fattore? Molto semplice, la macchina, in sintesi, che può sostituire quelle che sono le funzioni normalmente esercitate fino a quello stesso momento dall’uomo. Niente di più, niente di meno.

Al giorno d’oggi, la macchina, per intenderci, è già da tempo, ormai considerata una vera e propria rivale dell’uomo in specifici ambiti, è sempre stato cosi, del resto. Nei secoli, per intenderci, l’avvento di qualsiasi strumento che abbia sostituito, in qualche modo abilità precedentemente esercitate esclusivamente dall’uomo. Oggi, però, qualcosa è cambiato, non si parla soltanto di prestazioni di natura fisica, per intenderci, oggi, in qualche modo, quel livello di comparazione si è assolutamente innalzato.

Gli ultimi mesi, ci hanno fornito la prova, più che mai concreta, di quanto, oggi, la macchina, per intenderci, anche se spesso parliamo di strumenti che riescono ad essere anche puramente immateriali, prova a sostituire, cosi come anticipato, non tanto le “braccia” del lavoratore, ma addirittura la sua mente. Il caso della produzione di testi partoriti direttamente dall’Intelligenza Artificiale che sta sconvolgendo, è il caso di dirlo, il mondo dell’editoria, per esempio, è più che mai sintomatico.

La notizia è rimbalzata praticamente ovunque nel coso delle ultime settimane. In questo specifico caso, cosi come anticipato parliamo di qualcosa di mai verificatosi prima d’ora. Il software, la macchina, l’Intelligenza Artificiale che si sostituisce all’uomo, che ragiona in qualche modo e produce dei testi che possono essere ritenuti in qualche modo mediamente originali. La questione però non riguarda esclusivamente uno specifico settore, anzi. Il rischio in un certo senso, è molto più diffuso.

L’Intelligenza artificiale ci renderà disoccupati: lo studio Goldman Sachs spaventa i lavoratori

Uno specifico studio condotto da Goldman Sachs e ripreso dal Financial Times intitolato The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth, dimostra come quella che è definita la capacità di generare contenuti in modo assolutamente artificiale, per intenderci, senza il bisogno dell’intervento umano potrebbe portare a “un progresso significativo con effetti macroeconomici potenzialmente importanti e potrebbe aumentare il PIL globale annuo del 7% nei prossimi 10 anni”. Il riferimento è chiaramente tutto a favore del potenziale risparmio in quello specifico settore per le stesse aziende.

Inoltre si pensa a un eventuale aumento della produzione da parte dei lavoratori che al momento non possono essere sostituiti dalla stessa Intelligenza Artificiale. “Circa due terzi dei lavori attuali – lascia intendere lo studio specifico –  sono esposti a un certo grado di automazione”. Gli autori dell’articolo, Joseph Briggs e Devesh Kodnani, la stragrande maggioranza delle persone potrebbe essere sollevato dallo svolgimento di circa il 50% del lavoro svolto ogni giorno. Il che non significa necessariamente perdere il lavoro ma magari avere più ore di tempo libero da dedicare ad altro.

Sempre secondo Joseph Briggs e Devesh Kodnani si potrebbe arrivare nel tempo alla sostituzione con sistemi di intelligenza artificiale di 300 milioni di lavoratori nel mondo. I settori maggiormente colpiti, secondo lo studio, saranno quelli amministrativo, legale, bancario e finanziario. Il rischio citato non dovrebbe riguardare negli anni lavoratori quali operai e artigiani che non vedrebbero messa in dubbio la propria professionalità in favore di dinamiche che riguardano l’utilizzo di Intelligenza Artificiale. Carpentieri, imbianchini, idraulici, sarebbero insomma al sicuro, cosi come i lavoratori del mondo della ristorazione, camerieri, cuochi, baristi. La ricerca di Goldman Sachs evidenzia, inoltre che “l’intelligenza artificiale avrà un impatto su circa la metà delle attività che le persone svolgono in tutti i settori e quasi tutte le occupazioni saranno interessate dall’automazione”.

Lo stesso studio, citato in precedenza, si basa su una attenta analisi di quelli che sono i dati americani ed europei che riguardano i compiti tipicamente svolti da lavoratori “umani” in migliaia di settori e lavori differenti. Numerose le sorprese in qualche modo riscontrate man mano che l’analisi dei dati in questione proseguiva. Emerge infatti che la stessa Intelligenza Artificiale sarebbe in grado, per esempio, di completare le dichiarazioni dei redditi per una piccola impresa, o documentare i risultati di un’indagine sulla scena del crimine. Tutto il resto sarà maggiormente comprensibile nel momento in cui lo stesso progresso potrà dirsi in qualche modo maggiormente evoluto nel campo specifico.

In linea di massima parliamo di un potenziale realisticamente infinito, chiaramente nei limiti stesso del suo utilizzo. Una minaccia per milioni di lavoratori? La possibilità è più che mai certa.

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