Il quoziente familiare è stato introdotto per la prima volta lo scorso anno con il superbonus. Vediamo di cosa si tratta e come funziona il suo calcolo
Dell’introduzione del quoziente familiare se ne parla nel nostro paese sin da inizio anni duemila, eppure una sua prima e concreta realizzazione è avvenuta soltanto in tempi recenti. È stata infatti una delle principali novità inserite dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni nel decreto Legge Aiuti Quater varato nel mese di novembre dello scorso anno.
Il quoziente familiare è un indicatore economico concepito per migliorare alcuni difetti dell’Isee, che resta al momento il metodo di calcolo utilizzato per valutare la reale capacità economica di una famiglia, e una sua eventuale entrata nella rete di assistenza e agevolazioni dello stato alle categorie più in difficoltà della popolazione. Questo perchè, uno dei difetti più conosciuti dell’Isee, è quella di tenere in considerazione l’intero patrimonio immobiliare e mobiliare del nucleo familiare. Non un particolare da poco, perchè spesso nel nostro paese, il possesso di una o più case di proprietà non coincide necessariamente con una situazione di tranquillità economica del nucleo familiare.
Per questo, sono da tanti anni che si pensa di introdurre un sistema di calcolo alternativo, come per l’appunto il quoziente familiare, un sistema già in uso in alcune nazioni, come ad esempio la Francia. Ma in cosa si differenzia il suo calcolo rispetto all’Isee? In primo luogo, i redditi di ogni singolo componente del nucleo familiare non vengono sommati.
Si divide invece la somma dei redditi prodotti dai vari componenti del nucleo, per un coefficiente stabilito in base al numero dei membri della famiglia. Trattandosi di un sistema impositivo basato su delle aliquote progressive,, la risultante che esce da questo calcolo va considerata come la quota da applicare a tutti i componenti. Questo sistema dunque si regge sul principio che più la famiglia è numerosa, più diminuire la tassazione nei loro confronti.
I coefficienti a cui fare riferimento, illustrati dal governo del decreto legge Aiuti quater sono i seguenti: 1 per genitori single, vedove e vedovi con un figlio carico, 0,5 per genitori single con un figlio a carico, 2 per coppia di genitori, 0,5 per il primo e il secondo figlio e 1 per ogni figlio a partire dal terzo. La somma totale ai fini del calcolo del coefficiente, non potrà mai superare il 4.
Facciamo un esempio che può permetterci di comprendere al meglio in che modo avviene il calcolo del coefficiente familiare per una famiglia, e in cosa può essere considerato migliorativo rispetto all’Isee.
Supponiamo il caso di una famiglia composta da padre e madre, con un reddito dichiarato da entrambi pari a 10mila euro annui ( che va intesa come somma di entrambi i redditi dei genitori) e con due figli minorenni a carico. La prima cosa da stabilire e quale coefficiente applicare per la divisione del reddito. Guardando la tabella precedente, la coppia di genitori che prendiamo a riferimento nell’esempio, avrà un coefficiente pari 1 ( quello stabilito per la coppia di genitori, a cui va sommato 1, derivante dallo ,5 che spetta per ogni figlio a carico.
Dunque
2 (coppia di genitori) + 0.5 ( primo figlio a carico) + 0.5 (secondo figlio a carico) = 3
Ecco dunque che i 10 mila euro di reddito dichiarati andranno divisi per tre, ottenendo
10.000 : 3 = 3.333,33 €
E questa sarà dunque il reddito complessivo del nucleo familiare, molto più basso di quanto invece si sarebbe ottenuto mediante il calcolo Isee.
Si comprende bene da questo esempio come il quoziente familiare rispetto ad altri indicatori, tenga in maggiore considerazione il numero dei componenti di un nucleo familiare. Rispetto all’Isee infatti, come abbiamo visto, l’importo decresce all’aumentare del numero dei membri della famiglia. E questo nasce dal fatto che l’aliquota viene applicata sulla somma di questi redditi, e non invece su quello dei singoli componenti. Il rischio però, è che così si tendano a penalizzare le famiglie invece poco numerose, monoreddito o con un solo figlio a carico. Il cui calcolo, rispetto all’Isee, produce vantaggi minori al momento per l’accesso alle agevolazioni di stato.
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