Quanto costa farsi una radiografia nel settore privato? È davvero è un salasso fare un esame diagnostico senza avere in mano la tradizionale “ricetta rossa” del medico di famiglia?
Vediamo quanto si sborsa per andare a fare una radiografia senza l’impegnativa e perché tanti pazienti si rivolgono al privato. Anche le tempistiche giocano la loro parte in questo caso.
Il Covid ha messo in crisi la sanità, è cosa nota. In pandemia un po’ tutto il Sistema Sanitario Nazionale è andato in tilt o perlomeno si è ingolfato parecchio. Con conseguenze che non sono scomparse dopo la fine dell’emergenza sanitaria. Ancora oggi è difficile prenotare un esame diagnostico in tempi decenti.
Non che i problemi non mancassero già da prima, in tutto lo Stivale. Col risultato che oggi anche chi deve fare una semplicissima radiografia si vede di fatto costretto a rivolgersi al privato. Ma a che prezzi? Davvero c’è tutta questa differenza tra una visita pagata col ticket e una visita a prezzo pieno? E infine: i tempi di attesa sono più corti nel privato?
Radiografia: un esame necessario ma troppo costoso?
Fare una radiografia, con tutto quel che comporta, a partire dall’appuntamento con lo specialista, non è cosa che si può fare senza prima aver sentito il medico di famiglia. Un’analisi come questa si prescrive per tante ragioni. Serve essenzialmente a far luce su situazioni dove i sintomi esterni lasciano dubbi su come muoversi. Meglio dunque vedere fino in fondo quale sia il disturbo che ha aggredito, per esempio, polmoni o arti, per non parlare di denti e bocca.
Negli ultimi anni però, vuoi per disorganizzazione, vuoi per arretratezza tecnologica, le politiche di gestione della sanità pubblica si sono concentrate sui costi finali. Al punto che non di rado la radiografia viene giudicata un esame “superfluo” e troppo costoso. Con le inevitabili ricadute sulla salute dei cittadini.
Il crollo delle prestazioni sanitarie pubbliche col Covid
Con lo scoppio del Covid questa tendenza si è ulteriormente accentuata, spingendo di fatto molti pazienti a rivolgersi al privato. Una situazione fotografata dall’Istat nel suo rapporto annuale in pillole del 2021, che certifica un vero e proprio crollo delle prestazioni ambulatoriali e specialistiche erogate. Solo nel 2020 sono diminuite del 20,3% rispetto all’anno precedente. Per rendere l’idea, basti pensare che nel 2019 il calo era stato pari all’1%.
La diminuzione delle prestazioni ambulatoriali ha colpito forte soprattutto in Basilicata (-50%, praticamente dimezzata) e in provincia di Bolzano (-42%). Ma cali nell’ordine del 30% si sono registrati anche in Valle d’Aosta, Calabria, Sardegna e Liguria. A sorpresa, hanno retto meglio il colpo rispetto alla media nazionale invece Campania, Sicilia e Toscana (con cali tra l’11 e il 15%). In totale, informa l’Istat, «le prestazioni indifferibili erogate (TAC, risonanze magnetiche, biopsie, dialisi e radioterapia) sono state complessivamente circa 2 milioni in meno, con un calo del 7%».
Il calo non ha risparmiato nessuno, ma la riduzione ha interessato maggiormente il Nord, dove ha toccato quota 9,4%. Più ridotto invece il calo al Centro e nel Mezzogiorno (in ambedue i casi pari al 4,9%.
Radiografia: quanto costa farla nel pubblico (ticket Sanitario Nazionale)
Il costo di una radiografia può variare in base alla Regione e alla fascia di reddito, oltre che in base della tipologia di esame. Per fare una classica RX al torace, per esempio, si va dai 26 euro per i redditi più bassi fino a un massimo di 60 euro. Da qualche parte però si può anche andare oltre i 66 euro. Uno squilibrio dovuta alle decisioni di alcuni governatori regionali su quote base, super ticket e esenzioni.
In Toscana, per esempio, ci troviamo in una delle regioni italiane più care da questo punto di visita. Questo a causa di un “ticket sulla digitalizzazione” che a volte fa schizzare i costi anche a 40 euro in più, costi che si aggiungono al ticket nazionale. Tutto al contrario di quanto succede a Trento e Bolzano (le due province più economiche), seguite a ruota da Veneto, Valle d’Aosta e Liguria. Tra le regioni più costose invece, oltre alla Toscana, ci sono Emilia Romagna, Umbria, Marche, Lombardia, Molise e Piemonte. Le altre regioni invece si collocano nella media nazionale.
Radiografia: quanto costa farla nel privato
Per fare una radiografia privatamente ci si può rivolgere alle molte piattaforme online che permettono di confrontare i prezzi, prenotare e pagare esami diagnostici in maniera piuttosto rapida. Se si fa una ricerca generica emerge che per fare una semplice radiografia al polso in una struttura privata si spendono tra i 25 e i 75 euro. Per RX di vario genere la media si attesta sui 60-70 euro. Diverso il caso si tratta di esami più complessi, dove si riescono a pagare cifre attorno ai 150 euro a patto di avere un po’ di pazienza coi motori di ricerca. Le alternative comunque non mancano.
Fatti i conti, tra una prestazione nel privato e una nel pubblico (via SSN) le differenze di prezzo consistono soltanto in qualche decina di euro. È raro insomma andare incontro al classico “salasso”. Senza contare la tempistica. Per rivolgersi a un CUP pubblico spesso e volentieri rischia di andarsene via mezza giornata di lavoro, a differenza delle prenotazioni nel privato, molto più efficienti e veloci. Gli economisti parlerebbero di un notevole guadagno in termini di “costo opportunità”. Vale a dire le ore di tempo non sprecate (e dunque guadagnate) grazie a una organizzazione più efficiente rispetto a quella del pubblico.
Oltre ai tempi più rapidi della prenotazione, nel privato anche il servizio è erogato più velocemente rispetto al Servizio Sanitario Nazionale. Al massimo in 2-3 giorni si riesce ad avere l’appuntamento telefonando a qualsiasi centro privato o convenzionato, dove in pochi minuti risponde sempre un operatore. Per non parlare dei risultati, disponibili al più tardi in una settimana sia in formato cartaceo che digitale. Insomma, una tempistica decisamente più “umana” che compensa ampiamente il gap di prezzo col SSN.