Pignoramento del conto corrente: il creditore non può fare tutto quello che vuole, ma deve osservare dei limiti ben precisi. Ecco quali sono.
Si tratta di veri e propri “paletti” normativi che vanno a restringere il campo d’azione del pignoramento, sia sul piano qualitativo che su quello quantitativo. Dando al debitore anche gli strumenti per difendersi se i limiti non vengono rispettati.
Vedersi pignorare il conto corrente. Insieme al pignoramento della casa è forse il più nero degli incubi di ogni debitore. Col pignoramento del conto infatti al debitore viene impedito di poter disporre dei propri soldi, destinati a soddisfare il creditore.
La legge però fissa dei paletti ben precisi di cui il pignoramento del conto corrente deve tenere conto. Limiti sia in termini di importo che di modalità. Non seguire la legge sul pignoramento del conto corrente permette al debitore di presentare un’opposizione.
Diciamo subito che, come ovvio, a correre il rischio concreto di vedersi pignorare il conto corrente è il debitore che non salda le sue obbligazioni. Spingendo così il creditore a cercare di avere ciò che gli spetta seguendo le maniere forti, cioè in maniera coattiva. Al tempo stesso il creditore non può avviare semplicemente la procedura di pignoramento. Serve l’autorizzazione per pignorare, fornita solamente da un titolo esecutivo. Che può essere legato alla documentazione che segue, e cioè:
Quando parliamo di pignoramento siamo dunque di fronte a una vera e propria azione esecutiva. Si può esercitare solo quando il debitore non riesce a pagare il proprio debito o comunque quando non intende adempiere al suo obbligo. Va detto anche che l’Agenzia delle Entrate può intervenire senza delegare al Tribunale la procedura di pignoramento. Per pignorare il conto corrente l’atto di pignoramento va notificato anche alla banca. Che sarà tenuta, come tutti gli istituti di credito, a custodire le somme pignorate dietro ordine del giudice, delle quali non potrà disporre.
Ma quali limiti ha l’azione di pignoramento del conto corrente? Non sono sempre gli stessi, prima di tutto. Variano a seconda della situazione e sono diversi, per esempio, a seconda della data di accredito delle somme. C’è differenza anche se il pignoramento riguarda pensioni o stipendi. Vediamoli più nel dettaglio allora.
La legge fissa dei limiti anche per quel che riguarda l’origine delle somme presenti sul conto corrente. Se sul conto corrente confluiscono alcune particolari entrate, questo non può essere soggetto a pignoramento. In sostanza, ci sono delle somme non pignorabili. Ecco quali sono:
Non sono gli unici limiti posti dalla legge, che mette dei paletti ben precisi anche al pignoramento di stipendi e pensioni. Limiti che variano in base al momento in cui avviene il versamento dello stipendio o della pensione. In concreto, se stipendio o pensione vengono accreditati contestualmente o dopo la data del pignoramento, devono essere osservati questi limiti:
Ci sono dei limiti anche per quel che riguarda i soldi già presenti sul conto corrente, frutto dell’accredito dello stipendio o della pensione. Questi limiti sono:
La legge consente al debitore di tutelarsi quando il pignoramento non rispetta i limiti posti dalla normativa e indicati qui sopra. In questo caso il debitore può presentare al tribunale un’opposizione all’esecuzione. La legge oltretutto stabilisce la parziale inefficacia del pignoramento che oltrepassa i limiti fissati, che inoltre può essere anche osservata d’ufficio. Se il pignoramento è già arrivato a conclusione, invece, il debitore può agire direttamente contro la banca per farsi risarcire del danno economico in cui è incorso.
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