Con la nuova legge di riforma fiscale presto potremmo dire addio a cartelle esattoriali e ruoli. Ma è bene non farsi troppe illusioni.
Il governo Meloni punta a velocizzare pignoramenti e ipoteche: ecco come vuole fare per snellire la colossale mole di cartelle esattoriali non pagate.
Ricordate la vecchia, amata (si fa per dire) cartella esattoriale? Quella che arriva ai contribuenti che non hanno pagato imposte, tasse o sanzioni varie? Esatto, proprio quella. E come dimenticarla del resto? Quante giornate allietate dalla cartellina del Fisco consegnata nelle nostre mani….
Ironia (amara) a parte, la notizia è tra non molto potrete scordarvela. La tradizionale cartella esattoriale è destinata a scomparire. Prima che esultiate, avverto subito che non è proprio come pensate. È più esatto dire che la riscossione cambierà forma, non certo la sostanza. Anzi, l’obiettivo è quello di rendere il Fisco ancora più preciso e solerte nel venirci a chiedere quanto gli dobbiamo.
La scomparsa della classica cartella esattoriale infatti non è l’unica novità contenuta nella legge di delega fiscale che il governo Meloni sta per emanare. Spariranno anche i ruoli, mentre i termini di prescrizione dovrebbero aumentare. Ad ogni modo la prospettiva della maggioranza di centrodestra è quella di velocizzare le operazioni di recupero dei crediti fiscali. Bando dunque alle lungaggini quando si tratta di ipotecare e pignorare. Soprattutto, va da sé, presso terzi. Ovvero sui conti correnti dei contribuenti.
La riforma fiscale in corso di gestazione si prefigge di pensionare l’iter attuale che prevede ben quattro passaggi distinti:
In un prossimo domani dunque ruolo e cartelle sono destinati a uscire di scena. Mandando in soffitta questi atti, l’ente titolare del credito procederà a notificare gli accertamenti direttamente esecutivi da parte della pubblica amministrazione (ossia Inps, Inail, Agenzia delle Entrate, eccetera). Accertamenti che avranno il valore delle vecchie cartelle esattoriali.
Nessun passaggio intermedio dunque. Col risultato di dare un bel taglio a tutte le lungaggini che non di rado permettevano al contribuente di farla franca, dato che spesso nel frattempo il debito finiva in prescrizione. Questo quando non interveniva qualche difetto di notifica che portava comunque allo stesso risultato: il contribuente non pagava quanto dovuto al Fisco.
Per rendere più efficiente il recupero dei crediti, il governo dovrebbe poi puntare sull’istituzione dell’accertamento esecutivo. Lo prevede la bozza dell’articolo 18 della delega fiscale. Si parla anche di allungare i termini di prescrizione per rendere più rapida l’azione di recupero. Altro obiettivo della riforma fiscale è potenziare la collaborazione con gli intermediari finanziari. Allo scopo di semplificare e automatizzare le procedure di pignoramento dei rapporti finanziari dei contribuenti.
Se arrivati a questo punto sentite correre qualche brivido lungo la schiena non vi si può dar torto. Allungare i tempi di prescrizione fiscale significa estendere un tempo di prescrizione che in Italia per tutte le imposte erariali – ovvero quelle dovute allo Stato – è di 10 anni. Il che non è male per chi ha basato tutta la campagna elettorale su slogan che inneggiavano alla “pace fiscale”.
Il governo pare avere un obiettivo: ridurre l’enorme massa di crediti non saldati all’Agenzia Entrate Riscossione (l’ex Equitalia), che a fine 2022 ha toccato l’astronomica cifra di 1.153 miliardi di euro. Da pagare ci sono ancora 174 milioni di cartelle da parte di circa 20 milioni di contribuenti.
Numeri importanti, per usare un eufemismo, per alleggerire i quali il governo ha già mosso i primi passi con l’ultima manovra di bilancio, che ha inaugurato la cosiddetta tregua fiscale. Dovrebbero esserci novità anche sui pagamenti, con una delega che nelle intenzioni dovrebbe ampliare il campo di una dilazione “oversize” dei pagamenti: fino a 120 rate, dieci anni per pagare in pratica.
Il nuovo approccio punta dunque a potenziare la capacità del Fisco di fare cassa, pensionando gradualmente le cartelle esattoriali, a lungo considerate il modo migliore per recuperare i crediti. L’esecutivo pensa così di fare in modo di evitare che aumenti la montagna di cartelle non pagate. E, al tempo stesso, cerca di premere sull’acceleratore per il recupero dei fondi.
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