Il gioco d’azzardo e la ludopatia sono riconosciuti come piaga sociale, eppure lo Stato ne detiene il monopolio. C’è un romanzo-testimonianza che fa luce sul caso.
Si parla troppo poco del gioco d’azzardo e del rischio di ludopatia ma, in Italia, ci sono ancora tanti, troppi casi di persone che gettano al vento la loro esistenza rincorrendo una chimera.
La ludopatia il termine con il quale si fa riferimento alla condizione di dipendenza dal gioco d’azzardo. Negli ultimi anni, in Italia, il numero di persone che sviluppano questa dipendenza è in costante aumento.
Nella maggior parte dei casi le persone che sviluppano questo disturbo presentano problemi interpersonali e sentimenti di rabbia e depressione. Ma l’aspetto più preoccupante della ludopatia riguarda lo sperpero di denaro, fino all’indebitamento e all’usura.
Il gioco d’azzardo e la ludopatia rappresentano un fenomeno sociale che consuma lentamente vite umane.
C’è un romanzo-testimonianza chi parla proprio della ludopatia e sul quale vorremmo soffermare la nostra attenzione, per capire da vicino in che modo agisce questo male subdolo.
Gioco d’azzardo e ludopatia: la testimonianza shock di un ludopatico
Fino a che punto la ludopatia può rovinare la vita di una famiglia e di una persona? Fin dove riesce a spingersi un ludopatico?
A queste domande approvata a rispondere Alessandra Mureddu l’autorice del romanzo-testimonianza che ha fatto luce su una piaga sociale di cui si parla ancora troppo poco.
In base ai dati comunicati dall’agenzia delle accise Dogane e dei Monopoli, in Italia, solo nel 2022 si sono spesi circa 140 miliardi di euro in gioco d’azzardo. Attualmente, la ludopatia è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della sanità come disturbo, tanto da rientrare nella lista delle malattie per i quali è prevista l’Assistenza da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
È estremamente curioso scoprire che lo Stato riconosce la malattia della ludopatia, ma allo stesso tempo detiene il monopolio delle cause che determina l’insorgenza della patologia.
In base ai dati forniti dall’Istituto superiore di sanità in Italia ci sono circa 1,5 milioni di giocatori che presentano problemi di dipendenza piuttosto seri, 1,4 milioni di giocatori che rientrano nella categoria “a rischio moderato” e due milioni a basso rischio.
A quanto pare la categoria di cittadini più coinvolta è quella nella fascia d’età compresa tra i 14 e 19 anni e gli over 65. In base ai dati raccolti, la media nazionale di spesa pro capite e di circa 1400 euro all’anno.
“Il gioco d’azzardo si è portato via tutto”
Quando si parla di piaga sociale, di fuoco che arde lento ma brucia tutto quello che tocca, riferendosi alla ludopatia, non si sta esagerando.
Il gioco d’azzardo è davvero capace di portare via tutto, bruciando un’intera esistenza e quella delle persone che la circondano.
Il libro “Azzardo” pubblicato da Einaudi e scritto da Alessandra Mureddu scava in maniera realistica e atroce (come solo la realtà sa essere) in un fenomeno in continua crescita, quello della ludopatia e del gioco d’azzardo.
Il romanzo-testimonianza raccoglie il racconto di un giocatore d’azzardo (una donna) che effettua una vera e propria disamina della ludopatia, affrontando un percorso introspettivo doloroso, ma doveroso.
A cosa deve rinunciare un giocatore d’azzardo e un ludopatico? “Da nove anni non scopo, non ballo, non vado al mare. Il gioco s’è portato via tutto, nella primavera del 2015 mi sveglio e peso settantadue chili, ho i capelli bianchi e le unghie spezzate”.
Il gioco d’azzardo è in grado di annullare la percezione di sé e persino i bisogni fisiologici. Un giocatore d’azzardo non è più interessato neanche al sesso, alla riproduzione: principio sul quale si fonda la conservazione della specie umana. Ecco perché è un male subitolo: agisce dall’interno, per annullare completamente l’essere umano.
Giocare per perdere
La ludopatia prevede diverse fasi, si inizia per vincere ma ad un certo punto si prova piacere nel perdere: “Nell’ultima fase della progressione della malattia, prevale la spinta autolesionistica e ti ritrovi a giocare per perdere. Di vincere non t’importa più: sei un errore e vuoi dimostrartelo”.
Alla dipendenza si aggiungono le operazioni messe appunto dalle sale giochi, che influiscono su una psiche già fragile: A ogni sala giochi viene abbinata una profumazione, in modo che il giocatore riconosca l’odore e si senta a casa: la stessa profumazione viene diffusa anche all’esterno per invogliarlo a entrare. Riproducono il suono dei bonus, così il giocatore immagina che altre macchine stiano pagando e si sente spronato a continuare”.