Benzinaio, quanto guadagna l’uomo del carburante (con qualche sorpresa)

La benzina: un bene di lusso e fortemente tassato dallo Stato. Ma quanto guadagna davvero un benzinaio? Vediamolo assieme.

Malgrado i miti anche po’ ingenui sulla figura del benzinaio, vedremo che non tutto è oro quel che luccica. E che avere un portafoglio pieno di denaro non vuol per forza dire essere dei Paperoni, tutt’altro.

pompa di benzina
Nursenews

Da bambini un po’ tutti siamo rimasti affascinati dalla figura del benzinaio. Alzi la mano chi non lo vedeva come una specie di Paperon de’ Paperoni, con quel portafogli pieno di fruscianti banconote che sembravano uscirne interminabili. Come quelle provenienti dal famoso – e inesauribile – forziere del papero più ricco del mondo, appunto. Col tempo, da adulti abbiamo imparato che la vita del benzinaio è meno rosea di quel che pensavamo da piccoli. Certo ben lontana da quella partorita dalla nostra fantasia.

Ma anche da grandi, confessiamolo, resta pur sempre la curiosità di sapere quando guadagni davvero un benzinaio in Italia. Tanto più in un quadro segnato dall’inflazione galoppante, dal caro carburante e dalle accise che vengono sì tagliate, ma solo per un po’ di tempo (come noto il governo Meloni non ha prorogato lo “sconto” deciso dal precedente esecutivo targato Mario Draghi).

Come prima cosa, ci sono delle distinzioni da fare.

Benzinaio dipendente: quanto guadagna

A gennaio i benzinai hanno protestato, scendendo in piazza per chiedere al nuovo governo guidato da Giorgia Meloni misure in continuità con la compagine governativa guidata da Draghi. In questo caso la richiesta era chiara: confermare il taglio delle accise deciso dall’esecutivo precedente. Dalla neo-premier però hanno trovato solo porte chiuse: nessuna proroga sulla sforbiciata delle accise.

Sono in tanti a pensare che col caro carburante i benzinai vadano a gonfiare ancor più il loro già ricco portafoglio (ricordate il benzinaio-paperone della nostra infanzia?). Solo che la realtà è piuttosto differente. Innanzitutto perché dipende se parliamo dei proprietari o dei dipendenti.

Se parliamo del dipendente di un distributore di benzina, agli esordi della sua carriera lavorativa arriva a guadagnare la non stratosferica cifra di (circa) 850 euro. Dopo anni di lavoro nel settore, il benzinaio dipendente riesce a guadagnare al massimo 1.500 euro al mese. Per una media salariale compresa in una forbice tra i 1.200 e i 1.500 euro mensili.

Ciò non toglie che, a seconda delle circostanze, alcuni benzinai possano portarsi a casa di più o di meno. Anche in questo caso bisogna stare attenti a generalizzare troppo. Per un dipendente la possibilità di guadagnare di più o di meno dipende anche dalla catena di stazioni di servizio per cui lavora. Chi opera in una grande catena di stazioni di servizio può anche guadagnare di più dei colleghi che lavorano per stazioni di servizio indipendenti. In più c’è da contare l’orario di apertura: lavorare in un distributore sempre aperto – 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana su 7 – può fruttare un salario più alto di quelli dei benzinai che sono al lavoro in distributori aperti soltanto in orario diurno e pomeridiano.

Benzinaio proprietario: quanto si porta a casa ogni mese

Ben diverso invece il discorso per i benzinai proprietari. Naturalmente anche in questo caso cadere nell’effetto Paperon de’ Paperoni sarebbe un abbaglio. Anche qui non bisogna credere che sia tutto oro quel luccica. Indubbiamente un benzinaio proprietario può guadagnare ben di più che un suo dipendente. Su questo non ci piove. Ma anche lui non è un re Mida. Infatti c’è anche un altro dettaglio da tenere presente: il salario del proprietario è soltanto una piccola parte del costo della benzina. Bisogna sapere infatti come si compone il costo della benzina. Che si divide in tre parti:

  • platts
  • tasse
  • guadagno del benzinaio

Platts: che cos’é?

Ma cos’è il platts? Si tratta del valore alla tonnellata della benzina e del gasolio. Il valore del platts, stimato in dollari Usa, viene stabilito da una determinata agenzia. In percentuale, il platts rappresenta una quota pari al 30% del prezzo che leggiamo sulla colonnina del distributore di benzina.

Tasse sulla benzina: Iva e accise

Oltre a questa parte del costo della benzina ci sono naturalmente le tasse. Che in questo caso sono composte non soltanto dall’Iva (cioè l’imposta sul valore aggiunto) ma anche dalle accise. Ovvero i tributi indiretti sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo. A differenza dell’Iva, le accise sono dei tributi posti su un numero ristretto di categorie di prodotti. Altra differenza: l’accisa non si applica in percentuale, ma in base a quantità stabilite dallo Stato.

Ad ogni modo, le tasse incidono per il 59% sul prezzo finale della benzina. Il governo Draghi, tagliando le accise, aveva dato una bella boccata d’ossigeno ai benzinai. Inutile dire che il nuovo governo Meloni, rifiutando di confermare il taglio, ha suscitato il malumore e, di conseguenza, alimentato le dure proteste dei benzinai.

Guadagno finale del benzinaio

Infine c’è il guadagno del benzinaio. Che, come si sarà intuito, non è niente altro quanto rimane, una volta tolti platts e tasse, in tasca al proprietario di un distributore di benzina. Il guadagno finale è tutt’altro che rassicurante, specie nel periodo storico che stiamo vivendo, c’è chi parla dell’11% calcolato sul prezzo finale ma dalle notizie che arrivano da tutta Italia, pare che la percentuale di guadagno sia anche molto più bassa: altro che Paperone!

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