In questo specifico caso parliamo di un argomento che ormai è sulla bocca praticamente di tutti nel nostro paese. Tutti.
Un fenomeno, un progetto specifico che a modo suo ha rivoluzionato l’idea di calcio in tv, ma non solo. Il riferimento al calcio è semplicemente dovuto al fatto che, piaccia o meno, la maggior parti di chi “sposa” tale progetto lo fa per il calcio, stop. Che poi, in aggiunta possano esserci altri servizi, chiamiamoli cosi, è altro discorso. Non avete ancora capito? Parliamo dell’Iptv, lo streaming illegale o come da qualche parte del paese si definisce, “il pezzotto”. Tutto molto illegale insomma.
Il fenomeno, perchè di fenomeno si tratta, ha di certo origini lontane. Nel nostro paese dal momento in cui si è deciso di trasmettere in tv le partite in diretta del campionato di calcio di Serie A, di pari passo si è sempre sviluppata una rete parallela di interessi e “servizi” per il cittadino. Se da un lato i prezzi degli abbonamenti ai vari pacchetti pay per view erano considerati in ogni caso troppo alti, dall’altro arrivava puntuale la soluzione ad ogni problema, sempre, chiaramente, illegale.
In principio furono i cosiddetti “vaferini”, particolari schede sulle quali periodicamente si ricaricavano i codici criptati della vecchia Tele+ che consentivano la visione di praticamente ogni pacchetto offerto dalla tv a pagamento. La stessa scheda si inseriva nel decoder di riferimento e il gioco era fatto. Con il passare degli anni, la tecnologia si è evoluta, è arrivato il web, di conseguenza lo streaming, ma le dinamiche piratesche, per cosi dire, hanno fatto altrettanto passi da gigante.
Passano gli anni, infatti e di conseguenza aumentano le possibilità di migliorare i vari servizi offerti. La pirateria, per certi versi ha una battuta d’arresto di qualche anno nel passaggio da una fase all’altra, per intenderci. Poi con l’arrivo del web, protagonista assoluto delle ultime stagioni fa il suo esordio una nuova modalità di fruizione in modo assolutamente illegale di quelli che sono i contenuti calcistici e sportivi in generale, in diretta. Lo streaming, di fatto, ha rivoluzionato ogni cosa.
Oggi, con pacchetti specifici, ribadiamo, fortemente illegali, è possibile avere a disposizione per una cifra media di 10 al mese tutta l’offerta di tutte le piattaforme streaming, via satellite, in digitale terreste e quant’altro disponibili sul mercato. Sempre impossibile da immaginare ma è proprio cosi. Le grandi aziende, i grandi network che periodicamente investono miliardi di euro per acquisire i diritti di trasmissione in esclusiva di eventi calcistici e non solo, sono seriamente messi in difficoltà da un mercato parallelo assolutamente efficiente e brillante.
Iptv, streaming illegale? Chiamatelo “pezzotto”: sistema sarebbe addirittura più efficiente
Nei giorni scorsi un articolo apparso sul quotidiano “la Repubblica”, ha fatto emergere un dato sconcertante in merito al proliferare di questo mercato assolutamente parallelo di contenuti streaming fortemente illegali. Il sistema pirata, infatti, sarebbe molto più efficiente di quello, regolare, legale, o come vogliamo chiamarlo. La possibilità, infatti, di inviare dati attraverso più siti offre al contesto pirata la possibilità di avere una qualità maggiore della visione e dello stesso streaming.
Al contrario i grandi network portano alla perdita di qualità dello stesso segnale, della trasmissione dei dati proprio perchè costretti a rendere inviolabile lo stesso, una operazione praticamente inutile, alla luce de fatti. In effetti la cosa può sembrare assurda ma è davvero cosi. Passando poi a quella che è l’offerta proposta da quanti in qualche modo lavorano a questo grande progetto c’è davvero da impazzire. Praticamente ogni cosa che passa come a pagamento, diventa di fatto raggiungibile.
Un decoder, di quelli venduti tranquillamente per la fruizione di programmi via satellite, in streaming o attraverso il segnale digitale terrestre, dal costo di circa 50 euro e una connessione. Tanto basta a qualsiasi cittadino per collegarsi a questo contesto illegale delle meraviglie. L’abbonamento a tale servizio alternativo costa oggi dai 6 ai 10 euro al mese. Cosa è possibile vedere? Praticamente tutto, qualsiasi contenuto proposto in commercio, qualsiasi piattaforma, qualsiasi network.
Sky, Dazn, Netflix, Prime Video, Infinity, tutto insomma. Eventi live o magari on demand. Tutto, nel vero senso della parola. Inoltre, per quanti hanno a disposizione una smart tv è inoltre possibile risparmiare sul prezzo del decoder. Una apposita app, infatti sarà segnalata da colui che “organizza” la cosa, per accedere a tutti i contenuti desiderati. Dall’altra parte mettiamoci pure i continui aumenti dei pacchetti ufficiali specialmente in ambito calcistico ed ecco che la frittata è più che mai fatta. Negli anni non sono mancate le inchieste da parte delle forze dell’ordine, numerose “bande” sono state sgominate ma il fenomeno è ancora li, più che mai in forma.
In quanto ai rischi che si corrono accettando di accedere a tali servizi illegali ci rifacciamo alle parole dell’avvocato Marco Sicolo, attraverso il sito web dello Studio legale Cataldi: “A stabilire le sanzioni penali sulle fattispecie in esame è la legge sul diritto d’autore, n. 633/41 -dichiara -che punisce, in particolare, “chiunque a fini fraudolenti produce, pone in vendita, importa, promuove, installa, modifica, utilizza per uso pubblico e privato apparati o parti di apparati atti alla decodificazione di trasmissioni audiovisive ad accesso condizionato effettuate via etere, via satellite, via cavo, in forma sia analogica sia digitale” (art. 171-octies della l. 633/41)”.
“Come si vede – continua – il richiamo all’utilizzo privato del decoder permette di perseguire anche l’utente finale del sistema pezzotto, e le conseguenze non sono di poco conto: per tale violazione, infatti, la norma prevede l’irrogazione di una multa da euro 2.582 a euro 25.822 e l’applicazione della pena della reclusione da sei mesi a tre anni”.
“Se è vero che i casi concreti di perseguimento dell’utente finale – conclude – finora non sono stati moltissimi, va comunque ricordato che sul punto si è espressa persino la Corte di Cassazione, confermando la condanna a quattro mesi di reclusione e ad euro 2.000 di multa per un utente privato che aveva installato un decoder collegato alla TV e alla rete internet, in modo da rendere visibili i canali SKY senza l’uso della smart card originale (Cass. Pen. III, sent. n. 46443/17)”.
Una vicenda davvero incredibile a ben pensarci che per il momento premia senza ombra di dubbio quanti diffondono e utilizzano tale sistema illegale a discapito di quanti invece pagano regolare abbonamento alla pay tv. Una presa in giro insomma, colossale.