Il momento della morte rimane il momento non solo più delicato ma anche, per tanti versi, quello più di tutti avvolto nel mistero.
Un mistero che è ben lungi dall’essere svelato o chiarito. Ma su cosa succeda almeno negli istanti che precedono la morte la scienza ha raggiunto qualche certezza.
La morte rappresenta l’esperienza-limite per eccellenza. Il momento dell’ultimo respiro, fonte di timore e tremore, paura e mistero per l’essere umano. Ma ci si interroga non soltanto su ciò che segue gli ultimi istanti di vita dell’esistenza dell’uomo. Anche gli attimi che immediatamente precedono la morte sono al centro del mistero, uno dei più profondi e delicati in assoluto.
Anche in questo campo l’uomo contemporaneo chiede risposte alla scienza (forse illudendosi che possa darne di definitive, come se fosse una religione) interrogandola, insieme ad altre discipline, su cosa mai possa succedere alla mente e al corpo di un essere vivente una volta esalato l’ultimo respiro. Nei secoli le risposte a questo quesito sono state altalenanti, con le più diverse scuole di pensiero impegnate a rincorrersi, ognuna con le sue teorie.
La ricerca medica oggi sembra aver fatto qualche passo in avanti, almeno per quel che riguarda ciò che dovremmo sentire prima di morire. Questi studi pionieristici si sono concentrati soprattutto sui pazienti in stato di coma, su coloro cioè che hanno vissuto una sorta di pre-morte e, una volta riacquistata coscienza, hanno fornito una loro testimonianza. In più ci sono anche, naturalmente, monitoraggi e esami clinici che hanno tracciato il comportamento fisiologico dei pazienti prima che si risvegliassero. Si tratta forse solo della punta dell’iceberg di un mistero ancora tutto da esplorare. Ma qualche aspetto adesso ci è noto. Cosa si sa dunque allo stato attuale?
Secondo i medici, avvicinandosi lentamente al momento della morte dovremmo sperimentare alcuni sintomi sul piano fisico. Innanzitutto il cuore: dovrebbe rallentare il ritmo dei propri battiti. Il sangue poi dovrebbe circolare con minore velocità all’interno del corpo. Con l’abbassarsi della pressione sanguigna potremmo andare incontro a uno stato al tempo stesso di confusione ma anche di insolita serenità. C’è anche il fatto che, cambiando la respirazione, il respiro diventa man mano più lento e superficiale. Talvolta si fa anche più rumoroso prima di interrompersi una volta per tutte.
Inoltre ad alcuni pazienti accade di vedersi pervadere il fisico da una sensazione di sonno profondo. Come se scivolassero verso una condizione di incoscienza. Da questo punto di vista, assistere una persona cara che gradualmente si abbandona al riposo può rappresentare anche motivo di consolazione, in particolare dopo una malattia che gli ha provocato sofferenze e dolori.
Ad ogni modo, a quanto si sa, la persona rimarrebbe comunque percettiva rispetto ai rumori della stanza. Per venire infine all’attività cerebrale, gli scienziati hanno rilevato oscillazioni analoghe a quelle che si attivano in noi quando ricordiamo o sogniamo. Dai racconti e dalle testimonianze di chi è uscito dal coma emerge che i momenti precedenti al trapasso si accompagnerebbero al ricordo dei momenti più importanti vissuti dalla persona durante la sua vita.
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