L’invalidità al 75% consente di accedere a numerose agevolazioni assistenziali ed economiche. Nel 2023 è aumentato l’importo della prestazione.
I cittadini riconosciuti come invalidi civili da una Commissione medica INPS possono richiedere diversi benefici.
L‘invalidità è un fardello che si porta quotidianamente e che coinvolge sia la persona affetta da una patologia disabilitante che i familiari. Lo Stato cerca di rendere migliore la qualità della vita concedendo benefici di natura economica e assistenziale a chi viene riconosciuto invalido civile da una Commissione incaricata. Attenzione a non confondere l’invalidità civile con i privilegi della Legge 104. Si tratta di due misure diverse anche se compatibili e richiedibili con la stessa procedura. Per ottenere l’invalidità civile occorrerà avere una riduzione permanente della capacità lavorativa di almeno un terzo. Più alto sarà il grado dell’infermità o minorazione, maggiori saranno i benefici a cui accedere. La percentuale riconosciuta si leggerà sul verbale che la Commissione invierà al richiedente dopo la visita medica e sarà fondamentale per capire quante e quali prestazioni ottenere.
Sul verbale redatto dalla Commissione si leggerà la diagnosi della propria situazione. La valutazione potrà riportare la dicitura “non invalido” (sotto il 33%, non spetta alcuna agevolazione), “invalido parziale” oppure “invalido totale” più la percentuale di disabilità riconosciuta.
Oggi ci soffermeremo sul grado di invalidità superiore al 74%. Da questa percentuale in su cominciano ad essere erogate agevolazioni economiche. Parliamo dell’assegno mensile per gli invalidi civili che nel 2023 ha un importo di 313,91 euro a condizione che si rispetti il limite reddituale di 5.391,88 euro. La cifra è più alta rispetto il 2022 (291,88 euro con limite reddituale di 5.015,14 euro) grazie alla perequazione applicata ad inizio anno con riferimento alla rivalutazione dei costi della vita.
Oltre all’assegno mensile, gli invalidi parziali con disabilità dal 75% in poi possono richiedere il pensionamento anticipato. Lo scivolo di riferimento è l’APE sociale, un’indennità che accompagna fino alla maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia. Consente il pensionamento al compimento dei 63 anni con 30 anni di contributi versati se invalido superiore al 74%. Le lavoratrici hanno a loro disposizione anche Opzione Donne nel 2023 al raggiungimento di 60 anni (59 se con un figlio e 58 se con due figli) di età e 35 anni di contribuzione.
Tra le altre agevolazioni troviamo la maggiorazione dell’anzianità di due mesi per ogni anno se lavoratori dipendenti (sia pubblici che privati) fino ad un massimo di 60 mesi. Vale solamente per i periodi in cui si è invalidi al 75%.
Non dimentichiamo, poi, che il 75% di invalidità dà diritto anche a tutti gli altri benefici previsti anche con percentuali inferiori. Citiamo l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario (dal 67% in poi), la tessera del trasporto pubblico locale (dal 67% in poi), il congedo straordinario retribuito di trenta giorni (dal 51% in poi), l’iscrizione alla lista per il collocamento obbligatorio (dal 46% in poi) e la fornitura gratuita di protesi e ausili collegati alla patologia (dal 34%).
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