In Italia è di nuovo allerta Covid dopo l’ultimo monitoraggio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Alcune regioni italiane tornano ad alto rischio. Crescono i contagi e il tasso di positività. In aumento anche il numero delle regioni considerate a rischio moderato, più che raddoppiato rispetto alla scorsa settimana. Dobbiamo tornare a preoccuparci?
Il Covid torna a rialzare la testa nel nostro Paese? Così sembra dire lo scenario emerso dall’ultimo bollettino settimanale sul Covid-19 in Italia. Certo, il quadro non preoccupa più come negli scorsi mesi. Ma rimane comunque da non prendere sottogamba, vista l’imprevedibilità dimostrata da questo virus.
Come risulta infatti dai dati dell’ultimo aggiornamento da parte del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità il virus circola ancora ed è ben presente in Italia. Un problema che riguarda in particolare alcune regioni, dove il rischio è tornato a essere alto. Un dato che fa preoccupare, visto che la scorsa settimana nessuna regione italiana rientrava in questa fascia di rischio. Aumentano – più che raddoppiate – anche le regioni a rischio moderato.
Tornano dunque a salire i contagi Covid in tutto il territorio nazionale. Il ministero della Salute e l’Istituto superiore della sanità hanno infatti comunicato che 4 regioni italiane sono da considerare ad alto rischio. Sono invece 10 quelle considerate a rischio moderato, contro le 4 di sette giorni fa. In salita anche l’indice Rt, che si attesta allo 0,91.
Parliamo dunque di quattro regioni che sono da considerarsi ad alto rischio secondo gli standard del ministero della Salute. Ecco quali sono: le regioni più a rischio in questo momento in Italia sono:
La scorsa settimana nessuna regione rientrava nella fascia a rischio più elevato.
Un notevole balzo in avanti anche per quel che riguarda le regioni considerate a rischio moderato. Il loro numero è salito a 10, mentre nei sette giorni precedenti il rischio moderato riguardava solamente 4 regioni. Le 10 regioni a rischio moderato sono:
Il quadro resta invece sostanzialmente caratterizzato da stabilità, con una leggera crescita per quel che riguarda l’incidenza settimanale dei casi di Covid in Italia. Se la settimana dal 10 al 16 febbraio l’incidenza infatti era di 48 contagi ogni 100 mila abitanti, nella settimana dal 17 al 23 febbraio il numero dei casi ogni 100 mila abitanti è salito a 50.
In diminuzione invece il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva. Stando alla rilevazione del 16 febbraio la percentuale registrata si attestava all’1,6%, mentre il 23 febbraio la percentuale è scesa a 1,3%. Nel periodo compreso tra l’1 e il 14 febbraio, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è risultato pari a 0,91 (intervallo 0,84-1,01), in crescita rispetto ai sette giorni precedenti, ma ancora inferiore alla soglia epidemica.
Cresce leggermente invece il tasso di occupazione nelle aree mediche a livello nazionale a causa del Covid. Stando alla rilevazione del 23 febbraio infatti i posti letto occupati sono al 5,2%. Il 16 febbraio erano il 5%.
Malgrado l’aumento dei casi di contagio e del tasso di positività, i morti legati al Covid risultano però in calo. I decessi registrati infatti sono stati 244, cioè 55 in meno rispetto alla settimana scorsa, quando i morti rilevati erano stati 299. Nell’ultima settimana è stata la Lombardia (con 39 decessi) la regione italiana ad aver fatto registrare più morti di Covid. Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, ha spiegato che la rilevazione è sostanzialmente stabile e restituisce all’Italia un quadro ancora sotto controllo. Le variazioni non possono essere valutate come allarmanti riguardo la circolazione del virus in Italia.
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