Con Quota 103 e Opzione donna sarà sempre più complicato uscire in anticipo dal mercato del lavoro.
Già nel 2022 erano diminuiti i prepensionamenti. Un effetto soprattutto dell’esaurimento, nel 2021, di Quota 100, rimpiazzata dai vincoli più stringenti di Quota 102.
Quest’anno anno, visti i nuovi requisiti chiesti da Quota 103 e Opzione donna, andare in pensione anticipatamente si prospetta ancora meno facile. Nel 2022, stando ai calcoli dell’Osservatorio sui flussi di pensionamento dell’Inps, sono state liquidate 779.791 nuove pensioni. Una cifra totale che però, tra assegni di vecchiaia, anticipati, invalidità e superstiti, fa segnare una diminuzione del 12,28% rispetto all’anno precedente.
Il calo risulta ancora più corposo considerando appunto le pensioni anticipate. Queste ultime sono calate del 18,21% nel 2022, passando da 295.072 a 241.339. In aumento invece le pensioni liquidate con Opzione donna: 23.812 in totale, cresciute del 15,4% rispetto al 2021.
Invece la media degli assegni delle nuove pensioni, ha spiegato l’Inps, è stata pari a 1.153 euro (anche questo dato in calo rispetto al 2021). Rilevanti le differenze tra le pensioni di vecchiaia (845 euro) e quelle anticipate (1.097 euro). Quest’anno, mentre si parla di una riforma complessiva di tutto il sistema pensionistico italiano, con la manovra di Bilancio è stata varata – in via sperimentale – Quota 103. La nuova misura contiene un tetto all’importo dell’assegno che non potrà andare oltre le 5 volte il minimo Inps.
Il giro di vite su Opzione donna e Quota 103
Stretta anche su Opzione donna. In base ai nuovi vincoli non si potrà più uscire dal lavoro a 58 anni (59 anni per le autonome) con 35 anni di contributi versati come nel 2022. Col 2023 l’età anagrafica sale di due anni: a 60 anni. Un giro di vite appena mitigato dalle riduzioni per le lavoratrici con figli (un anno di “sconto” per figlio, fino a un massimo di due). Inoltre soltanto tre categorie di lavoratrici potranno usufruire della possibilità di uscita anticipata offerta da Opzione donna. Si tratta delle lavoratrici che assistono da almeno sei mesi (al momento della richiesta) uno o più parenti con grave disabilità, di quelle invalide almeno al 7%, delle lavoratrici licenziate o dipendenti di un’impresa per cui è aperto un tavolo di confronto per crisi aziendale.
Come dicevamo, quest’anno la legge di Bilancio ha varato in via sperimentale Quota 103, per permettere il pensionamento ai lavoratori con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Bisognerà però aver maturato questi requisiti entro il 31 dicembre del 2023. Inoltre il governo ha fissato un nuovo limite rispetto alla precedente Quota 102. Con Quota 103 il tetto massimo dell’importo lordo dell’assegno non potrà superare di cinque volte la pensione minima: ovvero 2.818,65 euro lordi al mese.
Quando si potrà andare in pensione anticipata quest’anno
Chi è riuscito a maturare i requisiti per uscire dal lavoro con Quota 103 entro il 31 dicembre 2022 potrà andare in pensione sfruttando la finestra del 1° aprile (se lavoratore privato) o del 1° agosto (se lavoratore pubblico). I lavoratori che li matureranno nel corso di quest’anno invece potranno andare in pensione tre mesi dopo (nel caso dei privati) o sei mesi dopo (se pubblici).
Invece i lavoratori che non accedono alla pensione anticipata potranno usufruire del cosiddetto «bonus Maroni» che gli permetterà di avere in busta paga un importo corrispondente alla contribuzione ordinariamente a carico del lavoratore (9,19%).