Laureati introvabili, ecco i profili più richiesti dalle aziende nel 2023 (e dove ne mancano di più). I dati di Unioncamera parlano di un grave “mismatch” tra domanda e offerta.
Laureati introvabili: sono anni che sentiamo parlare di “fuga di cervelli” all’estero, e sono anni che le aziende si lamentano di non riuscire a trovare le figure professionali che tanto bramano. E in effetti, a risultare così difficili da trovare (e da assumere) sono proprio quei professionisti, neolaureati o meno, che si portano dietro un bagaglio di competenze estremamente richieste dal mercato del lavoro, e “vittime” così di una spietata concorrenza da parte delle varie realtà aziendali.
Il punto è, però, che di laureati specializzati ce ne sono proprio pochi. Tra questi, rilevano i dati riportati da Unioncamere-Anpa, vi sono professionisti in ambito tecnologico (come data scientist, ingegneri software o sviluppatori), ma anche ingegneri meccanici e di produzione, medici specialisti, ingegneri elettronici e di telecomunicazioni. Non solo: a mancare nelle imprese sono anche matematici e filosofi.
Ma come mai sono così difficili da trovare questi “laureati dalle uova d’oro”?
Secondo i dati Unioncamere-Anpal, che fotografano le difficoltà di reperimento delle aziende nel 2022, tra i laureati più richiesti e introvabili vi sono ingegneri, economisti e medici. Lo scorso anno, infatti, la richiesta per queste figure professionali è aumentata sensibilmente, ma quasi una selezione su due è risultata difficile per diversi motivi: anzitutto, la scarsità dei canditati disponibili; poi, tra quelli reperiti, l’inadeguatezza delle competenze mostrate dai lavoratori. Dall’analisi offerta, però, emergono enormi discrepanze anche per quanto riguarda i dottori (ovvero i candidati con un PhD), soprattutto in ambito Stem (ovvero nelle discipline scientifico-tecnologiche).
Nello specifico, nel 2022 la ricerca di laureati ha raggiunto le 782.720 unità, toccando il 15,1% del totale dei contratti che le imprese erano intenzionate a stipulare. Numeri in aumento, questi, e di ben 1,4 punti percentuali rispetto a quanto successo l’anno prima. Ma, come mostrano i grafici, ben il 47,3% di questi profili è risultato difficile da trovare, tanto che le attività di reperimento e selezione hanno impegnato le aziende anche per 4 o 5 mesi. I problemi alla base di questo fenomeno sono da attribuirsi alla concreta mancanza di candidati che si presentano ai colloqui (anche perché sono in molti a laurearsi e a optare per le opportunità di lavoro all’estero), così come anche alla preparazione non sufficientemente adeguata secondo i profili richiesti dalle aziende.
Ed è una tendenza sempre più in aumento, questa. Basti pensare, infatti, che tale “mismatch” ha superato la quota del 40% delle entrate complessive, con oltre 8 punti in più rispetto allo scorso anno e 14 in più rispetto al 2019. Come sottolineato da Andrea Prete, presidente di Unioncamera, il mancato incontro tra domanda e offerta è “una delle grandi strozzature del mercato del lavoro italiano”. Come è possibile osservare dal grafico, al primo posto tra le lauree introvabili spicca l’indirizzo medico-odontoiatrico: è del 68,7%, infatti, la difficoltà per le aziende nel reperire tali figure. Attorno al 60% di irreperibilità, poi, ci sono varie specializzazioni di ingegneria, i professionisti della chimica-farmaceutica, i matematici, i fisici, gli informatici. Per lo più lavori che rientrano nell’ambito scientifico-tecnologico, dove in Italia (come riporta l’Ocse nella sua analisi datata 2021) sono ricoperti solo al 6,7% da laureati Stem fra i 25 e i 34 anni. La media internazionale, invece, sale al 12,2%.
Secondo quanto si apprende dal report di Unioncamera, l’incidenza dei laureati sul totale delle entrate programmate è stata più elevata in Lombardia e nel Lazio. Solo qui, infatti, si è contato circa il 20% delle entrate totali. Ma la situazione non è delle migliori nemmeno in Piemonte, in Campania e in Sicilia, dove la percentuale si attesta attorno al 16-17%. Per quanto riguarda le altre regioni, invece, “la quota dei laureati risulta inferiore alla media nazionale”, e risulta “particolarmente contenuta in Valle d’Aosta e in Abruzzo” – con una percentuale inferiore al 9%.
Come è possibile “tamponare” questa situazione? Tra le soluzioni suggerite, ovviamente, quello di incrementare la qualità delle attività di orientamento a scuola. Ma è importante anche seguire i laureati e i giovani professionisti anche dopo essersi lanciati nel mondo del lavoro. In tal senso, Unioncamera ha lanciato nei mesi scorsi la piattaforma “Excelsiorienta“: l’obiettivo, ha sottolineato Prete, è quello di “di aiutare gli studenti a conoscere ed orientarsi meglio nel mondo del lavoro, in modo da scegliere il percorso di studi più adeguato alle proprie attitudini e alle esigenze delle imprese”.
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