Le pensioni quattro volte maggiori della minima subiranno un ritardo negli aumenti. Questo è dovuto a un problema interno all’Inps che non ha avuto modo di effettuare i ricalcoli nei tempi previsti.
Dovranno attendere ancora i pensionati che ricevono un assegno mensile sopra i 2100 euro per potere ottenere l’aumento promesso. Secondo quanto dichiarato dall’Inps, ci sono dei ritardi dovuti al ricalcolo delle quote che faranno slittare a marzo 2023 gli adeguamenti.
L’Istituto previdenziale nazionale ha fatto sapere tramite un comunicato che ancora in fase di ricalcolo delle prestazioni superiori a quattro volte il trattamento minimo, per le quali la perequazione piena al 7,3% è stata invece già calcolata nei cedolini con decorrenza 1° gennaio.
“Dal 1° gennaio, l’INPS ha provveduto ad attribuire la rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali nella misura del 100% a tutti gli utenti che abbiano ottenuto in pagamento, nell’anno 2022, rate di pensione per un importo inferiore o uguale a € 2.101,52 (quattro volte il trattamento minimo) – è quanto si legge nel comunicato -. Per tutti gli altri pensionati, nel mese di marzo 2023, l’INPS procederà ad attribuire la perequazione in percentuale in base all’importo annuale in pagamento, come previsto dall’art. 1 comma 309 della legge di bilancio. Nel mese di marzo saranno inoltre posti in pagamento anche gli arretrati riferiti ai mesi di gennaio e febbraio 2023″ conclude la nota.
A ogni modo la divisione degli aumenti non è piaciuta a molti. Secondo Alberto Brambilla, professore presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali “La rivalutazione delle pensioni prevista nella Legge di Bilancio ha un effetto punitivo per i pensionati sopra i 2.500 euro di pensione lorda, finendo per colpire quelli che hanno pagato di più in tasse e contributi“. Per il docente, considerato tra i massimi esperti del settore pensioni e welfare, “per dare un’idea numerica della enorme svalutazione delle pensioni nel decennio dal 2024 al 2033, ipotizzando un’inflazione molto prudenziale del 2% annua, le rendite di 2.500 euro lordi perdono circa 13 mila euro, quelle da 5.253 euro lordi circa 69mila euro». Oltre ad avere rivalutazioni più basse rispetto a quelle che avrebbero avuto in passato, adesso questi pensionati sono anche quelli che dovranno aspettare di più per vedere gli aumenti“.
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