Ottenere il passaporto è diventata un’impresa. E un danno economico

Gravi ritardi da parte delle questure dovute all’accumulo di lavoro arretrato e dalla pandemia stanno causando difficoltà nell’ottenere i passaporti per i cittadini, i quali preferiscono molto spesso rinunciare alla possibilità di viaggiare. 

Farsi rilasciare il passaporto è da troppo tempo in Italia una procedura costosa e molto lenta a cui i cittadini si avvicinano con un certo timore, pur nella necessità di dover procedere per poter viaggiare. Ma mai come quest’anno è diventato complicato, un fatto che è sta creando non pochi disagi anche economici.

Nessun ufficio o provincia è esente da ritardi, il problema è l’accumulo di lavoro che si registra nelle questure italiane che fanno ritardare le verifiche per la concessione del documento e che si vanno a sommare di giorno in giorno. Sono almeno cinque le settimane in media di ritardo che si registrano nelle concessioni dei passaporti.

Moltissime le agenzie di viaggio che lamentano disdette nelle loro prenotazioni dovute a questo problema i quali i clienti hanno potuto avere il documento, un danno quantificabile in circa 150 milioni di euro per l’intero settore. Lo sostiene Assoviaggi-Confesercenti che quantifica in 80mila le rinunce che hanno danneggiato le agenzie. Senza contare he il settore viaggi era stato già duramente colpito dalla pandemia e dall’aumento dei costi. A questo si aggiunge, fanno sapere dall’associazione di categoria, il 39,7% delle aziende riporta di aver visto sfumare fino a 10 viaggi individuali o di gruppo, il 46,1% tra 10 e 30, ma c’è anche un 10,6%, che segnala di averne persi oltre 30. In media sono 7 i viaggi annullati per ogni agenzia con una perdita 13mila euro di vendite non effettuate.

Secondo Gianni Rebecchi, Presidente Nazionale di Assoviaggi, “Si tratta, in primo luogo, di un disservizio per la cittadinanza: il passaporto non serve solo per andare in vacanza, ma anche per ricongiungimenti familiari, lavoro, per i figli che non lo possiedono. Insomma, non è solo una questione di business, ma anche di diritto alla libertà di movimento fuori dai confini europei. È però innegabile che il problema abbia un grave riflesso anche sul mondo del turismo organizzato, proprio nell’anno della ripartenza dopo il lungo stop imposto dalla pandemia dove l’Italia è stato l’ultimo paese d’Europa ad eliminare le restrizioni ai viaggi”.

Le ragioni del caos attuale sono la somma di nuove richieste e di quelle ‘arretrate’ a causa del Covid. Adesso però occorre trovare una soluzione che non può essere quella degli Open Day, che inevitabilmente si trasformano in nuovi ingorghi. Occorre accelerare sugli investimenti tecnologici della P.A.: serve maggiore efficienza informatica che nel caso di documenti personali deve seguire l’esempio dell’anagrafe nazionale digitale, via maestra del miglioramento dei servizi ai cittadini in un Paese europeo“. conclude Rebecchi.

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