Direttiva Ue case green, fino a 3mila euro in meno sulla bolletta del gas. Risparmi allettanti, ma le spese iniziali possono essere un problema: ecco perché serve un Superbonus a livello europeo.
Ripensare la propria casa in ottica green comincia ad essere molto importante: e questo non soltanto perché permette di risparmiare sensibilmente sulle bollette di luce e gas, quanto anche perché la stessa Unione Europea ha lanciato una nuova direttiva comunitaria che obbliga all’efficientamento energetico tutti gli immobili residenziali. Il documento, si sottolinea, è ancora in fase di discussione al Parlamento europeo, e oltre agli obblighi prevede anche diverse eccezioni, sia totali che parziali, delineando gli edifici che non saranno interessati dalle nuove norme (quelli storici o dal particolare valore architettonico, gli immobili che si trovano in aree vincolate o protette, le seconde case).
Ad ogni modo, entro marzo 2023 dovrebbe essere confermata la svolta green intrapresa dall’Unione Europea, che provvederà ad aggiornare la storica normativa in merito alla questione energetica e ambientale. Saranno allora diversi i cittadini che potrebbero essere costretti a dover ristrutturare la propria abitazione, che dovrà essere in linea con i nuovi standard introdotti. Se da un lato si parla dunque di spese anche importanti, dall’altro è bene ricordare che un efficientamento energetico in casa può far risparmiare fino a 3mila euro sulla bolletta del gas. Anche se, spiegano gli esperti a Money.it, servirebbe l’azione sinergica di incentivi ad hoc e superbonus europei.
Case green: quanto si risparmia con la nuova direttiva Ue?
Ristrutturare la propria abitazione in ottica di miglioramento dell’efficienza energetica è senz’altro un’ottimo modo per ridurre i costi energetici, oltre che ridurre i danni provocati all’ambiente. Con l’Ue che da decenni si muove in questa direzione, entro i prossimi mesi dovrebbe essere infine confermata la nuova direttiva sulle case green. Secondo quanto reso noto dalla bozza del programma comunitario, l’obiettivo è quello di ridurre quanto possibile i consumi energetici (anche e soprattutto a fronte di una crisi internazionale e dall’emergenza provocata dal cambiamento climatico): entro il 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno essere risultanti in classe energetica E, mentre il passaggio alla classe energetica D dovrà essere portato a termine entro l’anno 2033. Tutto questo, con un obiettivo finale fissato al 2050, e che rimane quello di riuscire ad arrivare a zero emissioni.
Ma quali sono i i vantaggi e gli svantaggi della nuova direttiva Ue per le tasche dei cittadini e dello Stato? A spiegarlo sono i professori Francesco Nocera e Gianpiero Evola, dell’Università di Catania, e Simone Franzò, di Energy&Strategy (Politecnico di Milano), intervistati da Money.it. Del resto le prime critiche alla mossa Ue vengono dallo stesso governo Meloni, che definisce la direttiva una sorta di “patrimoniale nascosta” sulle case di proprietà. Per quanto riguarda il fronte delle opposizioni, invece, c’è chi (tra i Verdi) mette invece in luce il grande risparmio in bolletta.
Non si tratta, però, di una questione semplice. Basti pensare, del resto, che in Italia il 60% degli edifici è in classe energetica F se non addirittura G: a conti fatti di tratta di quasi 4 milioni di edifici coinvolti nel processo di ristrutturazione e adeguamento energetico. Cifre da capogiro, a cui lo Stato dovrebbe far fronte – con una spesa stimata di ben 409,5 miliardi di euro. Inoltre, sempre agli Stati ricadrebbe il compito di stabilire eventuali sanzioni da applicare ai proprietari che non si adeguano. Proprietari, questi, che potrebbero persino vedersi ridurre sensibilmente il valore delle loro abitazioni, considerate “fuori regola”.
Se da un lato, dunque, nascono dubbi e perplessità a fronte delle spese ingentissime da affrontare per indirizzarsi verso la prospettiva green imposta dall’Ue, dall’altro in termini di risparmio si parla di diverse mila euro in meno sulle bollette. Un’analisi viene offerta dai docenti Nocera ed Evola, che spiegano come, nel caso in cui gli edifici in classi energetiche F o G vengano riqualificati per passare in D o E, si assisterebbe a una “riduzione del fabbisogno annuo di energia primaria non rinnovabile in media da 322,8 kWh/m2 (classe G) a 136 kWh/m2 (classe E), con un risparmio energetico stimabile tra il 40% e il 50%”. Nello specifico, se si tiene conto del prezzo del metano pari a 1.51 €/m3 (compresi gli oneri), le famiglie si ritroverebbero a risparmiare “dai 2000 ai 3000 euro l’anno sulla bolletta del gas per il riscaldamento”.
Interventi e superbonus per sostenere le spese iniziali
Al giorno d’oggi, esistono davvero tantissimi modi per migliorare l’efficienza energetica di una casa. Nel caso in cui l’edificio risulti in classe energetica dai consumi elevati (G-F), si possono effettuare semplici interventi quali la sostituzione degli infissi e della caldaia. Ciò, chiaramente, si tradurrebbe da un lato in un miglioramento della qualità della vita degli occupanti, ma dall’altro in una spesa non da poco per il proprietario dell’immobile. E sono proprio i costi iniziali a sollevare dubbi e perplessità in merito alla direttiva Ue. “Le variabili in gioco per i costi sono tante e dipendono da tanti fattori (clima, caratteristiche termofisiche dell’involucro edilizio opaco e trasparente, tipo di impianto) e dalle tipologie di soluzioni presenti sul mercato, che sono ampie. Comunque una riqualificazione energetica costa mediamente dai 150 ai 350 euro al metro quadro”, hanno spiegato ancora i professori.
L’esempio offerto tiene in considerazione una casa di 80 metri quadri: per passare in classe energetica D-E, effettuando gli interventi di cui sopra, il proprietario sarebbe chiamato a spendere tra i 12mila e i 28mila euro. In questo senso, allora, risulta estremamente importante l’aiuto da parte non solo dello Stato, quando anche della stessa Unione Europea. Dato che, senza incentivi, i tempi di ritorno sarebbero di diversi anni, anche a fronte di un “immediato” risparmio in bolletta di migliaia di euro. In merito a ciò, dunque, Franzò è stato chiarissimo: “Per molti l’investimento iniziale può essere barriera invalicabile, per questo servono incentivi e strumenti di agevolamento in particolare per alcune classi sociali e fasce di reddito”.
E se da un lato si vocifera di un prolungamento del Superbonus fino al 2026, dall’altro è bene sottolineare – e questo vale per tutti i Pesi membri, sono solo per l’Italia – che lo Stato non può essere in grado di sopportare il costo degli incentivi. In quest’ottica di “obblighi” imposti “senza se e senza ma”, allora, diventa necessario ripensare a un nuovo approccio di respiro europeo, con l’Ue che faccia materialmente qualcosa per sostenere e supportare la svolta green che tanto promuove. “Altrimenti è un controsenso che l’Ue dica di diminuire il deficit e poi costringe a mettere incentivi”, ha infatti incalzato Franzò.