Crisi gas, l’Italia segna dei numeri da record nel risparmio di energia. Ecco come è stato possibile per il nostro Paese far fronte alla crisi energetica provocata dal conflitto russo-ucraino.
Mentre l’Unione europea spinge affinché il nostro Paese riduca il suo debito, il governo capitanato da Giorgia Meloni si sta dirigendo verso la proroga degli aiuti contro il caro bollette dal mese di marzo. Una proroga, questa, che verrà effettuata in una “forma nuova”, con un aprile in cui probabilmente l’esecutivo farà molta attenzione a non far lievitare il deficit a discapito dei fondi rivolti alle famiglie e imprese in difficoltà.
Al contempo, però, è fondamentale prestare attenzione anche sul fronte della crisi energetica. E, proprio in questo senso, l’Italia pare abbia raggiunto valori da record, in questa (disperata) corsa al risparmio. Il tutto, mentre l’Ue promuove ancora tutta quella serie di politiche rivolte all’ambientalismo, alla riduzione dei consumi e alle emissioni zero.
Il nostro Paese si sta seriamente muovendo verso l’azzeramento dell’import del gas russo entro il 2024. Nella loro missione congiunta ad Algeri, Meloni e Descalzi (CEO di Eni) hanno siglato diversi accordi strategici con la compagnia nazionale, ribadendo di come il Paese sia un “partner affidabile e di assoluto rilievo strategico”. Ovviamente, il progetto del presidente del Consiglio guarda anche oltre, rispetto al solo approvvigionamento italiano: l’intenzione, infatti, sarebbe anche quella di far diventare l’Italia una porta di accesso, “l’hub energetico” per il blocco europeo intero.
Ad ogni modo, i numeri che ci vengono forniti oggi parlano chiaro: l’Italia si sta muovendo molto bene in termini di risparmio e stoccaggio del gas, fronteggiando positivamente la crisi innescata dal conflitto russo-ucraino e dallo stop alle forniture perpetrato dalla Russia. Ad oggi il nostro Paese vanta infatti di stoccaggi ai massimi pluriennali: sono ben 13,1 i miliardi di metri cubi (Gmc) di gas in riserva attualmente disponibili per affrontare l’ultima parte dell’inverno. Un numero, questo, che ottiene ancora più risonanza se si considera di come la media degli anni 2016-2019 si attestava a 10,8. I dati di oggi hanno di gran lunga superato anche il picco storico di 11,5 Gmc.
Ma in che modo il nostro Paese è riuscito a metter su una così ingente riserva? E come ha fatto a risparmiare così tanto? A venire incontro a queste domande, è un’analisi offerta Matteo Villa, esperto dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi). Villa ha infatti pubblicato un report in cui viene evidenziata la strategia che ha permesso all’Italia di riuscire a mantenere mantenere piene le sue riserve di gas per questa stagione invernale.
La quantità di gas risparmiata fino a oggi dal Sistema Italia si assesta a ben 8 Gmc, ovvero il 23% dei consumi tipici del periodo invernale. Una percentuale rilevante, che consente di garantire stoccaggi più pieni rispetto alla media degli ultimi anni. Alla luce di ciò, Villa spiega che che per riuscire a risparmiare quasi un quarto dei consumi tipici, il nostro Paese ha senz’altro trovato un ottimo sostegno dal comportamento virtuoso dell’utenza, così come anche dal clima notevolmente più mite di quest’ultimo semestre. Sono questi due, infatti, i fattori che hanno notevolmente influito sui nostri risparmi energetici.
Nel dettaglio, considerando che nel periodo tra ottobre 2022 e metà gennaio 2023 le temperature medie in Italia si sono attestate sui 12,6°C (cioè di “oltre un grado e mezzo superiori a quelle dello stesso periodo dell’anno precedente, e ancora più alte rispetto a quelle (10,0°C) della stagione 2020-2021”), in materia di riscaldamenti gli italiani sembrano aver “ridotto in media la temperatura desiderata di 0,9°C”. Da ciò ne consegue un importante risparmio dal fronte energetico, con un consumo di gas che si è ridotto del 15-20% rispetto al periodo pre-crisi. Valori, questi, che se spalmati lungo il periodo considerato, portano a un totale di 1,1 Gmc risparmiati.
Chiaramente, questa situazione coinvolge sia le utenze domestiche dei cittadini, che a quelle aziendali e industriali. Dal grafico riportato da Villa, infatti, si nota come circa la metà (ovvero il 49%) dei risparmi “provengono da minori consumi dell’industria (16%)” o da una “minore generazione termoelettrica (33%)”. L’altra metà, cioè il 51%, si attribuisce invece alle reti di distribuzione. In questa fascia, solo il 14% è attribuibile ai risparmi della cittadinanza (utenze domestiche, imprese private o del settore pubblico). Il 38% dei metri cubi risparmiati in questa stagione autunno-inverno, sono quindi da attribuire agli effetti del cambiamento climatico, che hanno portato temperature sopra la media.
L’esperto, però, sottolinea anche che, nonostante questa tendenza positiva, “la crisi non è finita“. “Da qui fino ad almeno metà 2024 dipenderà in maniera significativa da un fattore che non possiamo controllare noi, ovvero da quanto ‘caldo’ farà durante questo e il prossimo inverno”.
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