Una donna è stata condannata a 8 mesi di carcere perché percepiva il reddito di cittadinanza ma aveva omesso di dichiarare l’eredità.
Per percepire il reddito di cittadinanza, è importante corrispondere a tutta una serie di requisiti dal punto di vista patrimoniale e non, ma non basta dire la verità nel momento in cui si presenta la richiesta per ottenerlo. Se dovessero esserci delle variazioni vanno comunicate subito, in modo che l’Inps possa ricalcolare l’assegno mensile erogato, oppure anche sospendere l’erogazione del benefit.
Donna condannata a 8 mesi di carcere
Attenzione a ciò che si dichiara, si può incorrere sul penale. Proprio ieri, una donna è stata condannata a 8 mesi di prigione per aver omesso di dichiarare di aver ricevuto un’eredità. Soprattutto, a detta della Procura, sarebbero state percepite in modo indebito 7 mensilità di reddito di cittadinanza. Il legale che si occupa della difesa della donna, ha detto che i documenti sarebbero stato forniti a pratica di successione conclusa, prima di cui la donna non poteva sapere esattamente l’importo di quanto le veniva lasciato in eredità.
Ma il tribunale di Pordenone ha ritenuto questa giustificazione priva di rilievo, in quanto la variazione di patrimonio deve essere subito comunicata, anche se avverrà in futuro. La ragione è che si tratta di informazioni importanti per la revoca o la riduzione del sostegno. Questa negligenza ha determinato la condanna della donna a 8 mesi di carcere.
Questa sentenza emessa dal tribunale di Pordenone sembra dunque essenziale da un punto di vista giurisprudenziale, che non ha ancora affrontato temi legati al reddito con ulteriori approfondimenti.
Che cosa dice la legge
Ad ogni modo, sono state applicate le stesse sanzioni stabilite dalla norma che ha istituito questo beneficio, ovvero il Dl 28 gennaio 2019 n.4, poi tramutato in norma dalla Legge 28 marzo 2019 n.26.
Nell’articolo 7, si citano le conseguenze in caso di attitudini scorrette che hanno a che fare con la percezione del beneficio. Tra le varie sanzioni che la legge prevede, oltre al fatto che il sostegno in taluni casi di scorrettezza decade, non può essere richiesto ancora finché non trascorrono 10 anni dalla condanna per una serie di reati. E ancora, si può incorrere anche nel dover restituire le mensilità percepite fino al carcere, come emesso dalla sentenza di Pordenone.
Nello specifico, nell’art. 7 ci si riferisce a determinati reati, come l’attestate dichiarazioni o documenti falsi oppure omettere informazioni dovute, reati che prevedono la reclusione da 2 a 6 anni. Il non comunicare variazioni di reddito, a prescindere da dove provengono, nei termini stabiliti dalla norma, è punibile con il carcere da 1 a 3 anni.
La condanna a 8 mesi della donna è anche dovuta al rito abbreviato. Dunque, per non incorrere in conseguenze che possono essere anche di una certa gravità, è importante eseguire le dichiarazioni in modo onesto, anche per quel che concerne i redditi che giungono dopo la percezione del sostegno.
Ma non è tutto, perché c’è anche un’altra cosa importante di cui essere al corrente. Visto che il reddito di cittadinanza è una misura che si eroga nel complesso a una famiglia, ci sono ulteriori chiarimenti da fare. La responsabilità pena è personale, quindi chi è perseguita è solo la persona che ha dichiarato il falso oppure omesso, purché gli altri familiari non siano stati complici.
Al contempo, il reddito di cittadinanza non viene più dato a nessuno dei componenti di una determinata famiglia, a prescindere dal motivo. Le persone che tuttavia non hanno nessuna colpa, non devono rispondere delle sanzioni che vengono applicate a quella vicenda e possono anche avanzare di nuovo richiesta per l’ottenimento del reddito di cittadinanza, se ovviamente dovessero rientrare nei requisiti, una volta composto un differente nucleo familiare.