Le accise: cosa sono, quando sono state introdotte, quanto pesano sul prezzo della benzina? Facciamo chiarezza su uno dei punti del caro carburante e lo sciopero nazionale dei benzinai.
Con l’inflazione e il caro vita che continuano a crescere – e non soltanto a livello nazionale – , per le famiglie italiane, oggi come oggi, risparmiare diventa sempre più complesso e difficile. Sono tanti, infatti, i nuclei costretti in questo periodo (tra crisi energetica e scossone post-pandemia) a mettere mano ai loro risparmi: secondo un ultimo report di FABI, sono stati prelevati ben 20 miliardi negli ultimi mesi del 2022.
In questo difficile contesto, anche l’aumento dei prezzi di benzina, gasolio e GPL – scattato il primo gennaio in seguito al mancato rinnovo del taglio delle accise da parte del governo Meloni – sta colpendo duramente le tasche degli italiani. La rabbia dei consumatori viene indirizzata, oltre che alle stesse manovre dell’esecutivo, anche contro questa particolare imposta. Ma esattamente cosa sono le accise?
Cosa sono le accise
Le accise sono delle tasse indirette che vengono applicate dallo Stato sulla fabbricazione e sulla vendita di beni di consumo specifici, quali ad esempio l’alcool, il tabacco, la benzina e il gas. Queste tasse sono generalmente utilizzate per finanziare i servizi pubblici e possono variare in base al tipo di bene e alla quantità acquistata. Le accise sono generalmente stabilite dal governo e possono essere modificate periodicamente.
A differenza dell’IVA, questo tipo di imposte vengono applicate su un numero ristretto di cateogorie di prodotti, e non vengono applicate in percentuale. L’ammontare delle accise viene infatti deciso dallo Stato e varia in base al tipo di bene e alla quantità acquistata. In generale, le imposte su prodotti come alcool e tabacco è di solito più elevato rispetto a quello delle accise che vengono invece applicate sulla benzina e il gas. Si tratta di un tributo particolarmente sgradito, questo, dato che viene applicato su quei beni che siamo in un certo senso costretti ad acquistare.
Il legislatore, nel corso degli anni, ha fatto più volte ricorso alle accise per fronteggiare danni provocati da disastri naturali e altre situazioni d’emergenza, in modo tale da poter avere subito a disposizione fondi importanti. In generale, comunque, tali imposte sono state sfruttate anche come un modo per finanziare i servizi pubblici, oltre che per tenere sotto controllo l’uso e il consumo di alcuni beni considerati dannosi per la salute o per l’ambiente.
Le accise sul prezzo della benzina
Le accise attualmente in vigore si applicano solo su alcuni beni, quali oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl), bevande alcoliche, fiammiferi, tabacchi lavorati (sigarette), energia elettrica e oli lubrificanti. Nello specifico, le accise sui carburanti sono in tutto 18, e sono riferite a diverse “voci di spesa emergenziali”. Spese emergenziali, queste, che si distribuiscono in diverse fasi: dal finanziamento della crisi di Suez del 1956, alla ricostruzione dopo il disastro del Vajont, avvenuto nel 1963; dal terremoto del Friuli del 1976, a quello dell’Aquila del 2009; dal finanziamento della missione ONU in Libano nel 1982, a quella in Bonia del 1996.
Sempre in riferimnto ai carburanti, nel corso degli anni le accise sono state inglobate in quella che è un’unica imposta indifferenziata, che finanzia il bilancio statale (con quasi 24 miliardi di euro solo nel 2021), senza più un alcun riferimento alle motivazioni origianli – che sono ancora, però, alla base dell’imposta. Oggi le accise 728 centesimi al litro, a cui va però aggiunta anche l’IVA. Nel totale si arriva dunque a oltre un euro di tassazione per litro di benzina.