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Economia

Il settore delle Big tech non tira più? Persi 200mila posti di lavoro

Published by
Davide La Cara

Riduzioni di personale pesantissime per le grandi aziende che operano nel web. La colpa è soprattutto delle dirigenze che pensavano di poter continuare a espandersi sul mercato senza tenere conto delle possibili contrazioni dovute alla fine dell’emergenza pandemica. 

Le grandi aziende Bigh tech, ovvero quelle gigantesche multinazionali di internet come Google, Apple, Amazon, Meta a Netflix, Twitter, Disney Plus, Uber, Bytedance o Microsoft, stanno licenziando moltissimi dei loro dipendenti a causa delle perdite economiche subite in questo ultimo anno. Eppure si tratta di società quotate in borsa tra le più ricche e fruttifere sul mercato mondiale, con capitalizzazioni che arrivano fino ai 2 trilioni di dollari con milioni di clienti in tutto il mondo, servizi considerati essenziali per il lavoro, la casa e l’intrattenimento e offerte molto diversificate.

Nonostante questo la perdita nel 2022 in borsa di queste società è stata fortissima, alla crisi c’è da aggiungere il fatto che i due anni di pandemia avevano fatto crescere enormemente questo settore, con una domanda che ha richiesto l’assunzione di nuova forza lavoro che però adesso, con la fine dell’emergenza Covid, non serve più. Ciò ha provocato l’avvio di licenziamenti di massa per quasi 200mila dipendenti, di questi 97mila negli Stati Uniti, e il conteggio rischia di salire ancora moltissimo. Amazon ha infatti annunciato il taglio di altre 10mila unità in questo mese, Salesforce di 8mila, Spotify di 9.200 e Google di 12mila.

L’unica eccezione al momento è quella di Apple, che ha avuto una gestione molto più accorta sia delle risorse umane che finanziarie, evitando così la contrazione al termine della bolla economica del settore tech dovuta alla pandemia. I meriti sono da attribuirsi soprattutto alla dirigenza, l’amministratore delegato Tim Cook ha annunciato il taglio del suo stipendio durante una conferenza stampa in cui ha spiegato anche di seguire una politica più accorta nelle assunzioni. Apple ha infatti aumentato il numero di dipendenti solo del 20% in questi ultimi anni, mentre Microsoft del 53%, Google del 57%, Meta del 94% e Amazon addirittura del 100%.

Secondo Umberto Bertelè, chairman degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, “c’è probabilmente stata una sopravvalutazione da parte delle aziende rispetto alla possibilità di continuare i ritmi di espansione passati. È in corso una sorta di spending review. Se il mercato si restringe come in questa fase, se c’è crisi e se c’è un rialzo dei tassi di interesse si può porre l’esigenza di eliminare o ridimensionare alcuni business avviando contemporaneamente anche una selezione delle persone assunte nel tempo. L’obiettivo diventa quello di rafforzare i settori in cui le cose vanno bene andando anche a focalizzare gli investimenti in nuove tecnologie al passo con l’evoluzione dello scenario”. 

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