Gas russo, la premier Meloni e il CEO di Eni Descalzi in missione ad Algeri: l’obiettivo è l’azzeramento dell’import da Mosca entro il 2024. Italia come possibile hub energetico europeo.
Si è tenuta lo scorso 23 gennaio la missione ad Algeri della premier Giorgia Meloni e del CEO di Eni, Claudio Descalzi. Una missione durante la quale è stata ribadita l’importanza per il nostro Paese di divincolarsi dal gas russo e durante la quale sono stati anche firmati nuovi accordi strategici in tal senso.
E infatti, la stessa Meloni lo ha chiarito apertamente durante il suo discorso: “Non è un caso che la prima missione bilaterale del Governo in Nord Africa si tenga in Algeria, un partner affidabile e di assoluto rilievo strategico”. Anche se il progetto del presidente del Consiglio guarda anche oltre il solo approvvigionamento italiano: l’intenzione, infatti, sarebbe anche quella di far diventare l’Italia una porta di accesso, “l’hub energetico” per il blocco europeo intero.
Obiettivo: azzeramento dell’import da Mosca entro il 2024
A seguito di quanto sta accadendo, con una crisi energetica che mette in ginocchio i Paesi Ue a seguito della rottura con Mosca provocata dal conflitto russo-ucraino, diventa fondamentale trovare altre fonti di approvvigionamento. E si guarda inevitabilmente verso i nuovi e vecchi partner commerciali del Sud, dall’altra parte del Mediterraneo.
Il governo italiano è dunque intenzionato ad aumentare gli investimenti nazionali in Algeria, così come negli altri Paesi africani. ll Piano Mattei voluto da Meloni (chiamato così in riferimento al fondatore dell’Eni) punta proprio a questo. Tanto che, insieme allo stesso amministratore delegato, Claudio Descalzi, la premier si è recata in missione ad Algeri, incontrando ufficialmente il premier algerino Abdelmadjid Tebboune, e il CEO di Sonatrach (compagnia di Stato algerina), Toufik Hakkar.
Tanto che sono state già siglate due nuove intese tra Eni e Sonatrach, che mirano a potenziare il fabbisogno energetico attraverso tre punti fondamentali: da un lato la creazione di un nuovo gasdotto (che permetta efficacemente, però, anche il trasporto di idrogeno) dall’altro, la posa di un cavo elettrico sottomarino, e ancora l’aumento della capacità di produzione di gas liquefatto. Del resto, come sottolineato da Descalzi, l’Italia vuole e deve muoversi verso la diversificazione sul fronte delle forniture energetiche. In programma, entro “l’inverno 2024-2025“, vi è non a caso l’azzeramento dell’import di gas da Mosca: e, “continuando così” – sottolinea il CEO italiano – le cose andranno nel verso giusto”.
Gas russo, Descalzi: “Bisogna diversificare, non c’è solo l’Algeria”
“Oggi l’Algeria è il nostro principale fornitore di gas. Sono state firmate due intese da Eni e la sua omologa algerina, un’intesa per ridurre le emissioni di gas serra, quindi per uno sviluppo sostenibile, e l’altra è per giungere a un incremento delle esportazioni di gas dall’Algeria all’Italia e all’Ue, la realizzazione di un nuovo gasdotto per l’idrogeno, la possibilità di fare gas liquefatto, insomma un meccanismo di mix energetico che individuiamo come possibile soluzione alla crisi in atto”, ha spiegato la presidente Giorgia Meloni, nel corso della missione. Descalzi, tuttavia, ha rassicurato sulla possibilità di un’eccessiva dipendenza dell’Italia dall’Algeria: “Bisogna diversificare, non c’è solo l’Algeria. C’è la Libia, l’Egitto, l’Angola, il Mozambico, gli Stati Uniti. Siamo passati da due grossi fornitori, Russia e Norvegia. La Norvegia rimane, alla Russia se ne aggiungono molti altri”, ha infatti spiegato l’amministratore.
Si ricorda che Eni è presente in Algeria dal 1981, e detiene partecipazioni in 49 diritti minerari (30 come operati). La compagnia vanta di una produzione equity nel Paese di 100.000 barili di olio equivalente al giorno, ed è la più importante compagnia internazionale operante nella nazione. Alla luce degli accordi siglati nel corso degli ultimi anni, la compagnia italiana ha progettato e avviato un piano di di potenziamento e diversificazione delle forniture verso il nostro Paese, cosicché sarà possibile sostituire circa 20 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo entro il 2024-2025. Secondo quanto previsto, già il 50% verrà coperto a partire da questo inverno, mentre è previsto come l’80% verrà raggiunto nell’inverno 2023-2024, e infine il 100% nel corso della stagione invernale successiva.
Più complesso, invece, il progetto di rendere l’Italia un hub energetico che colleghi il Mediterraneo al Nord Europa. Eni e Snam hanno creato nel gennaio 2022 Sea Corridor, una società con la quale vengono gestiti i due gruppi di gasdotti internazionali che collegano l’Algeria all’Italia, e che si estendono anche alla Tunisia. La connessione Nord Africa – Europa diventa un punto fondamentale sul quale insistere e investire anche in ottica di una progressiva decarbonizzazione e della transizione energetica. Il nostro Paese giocherebbe in questo senso un ruolo cruciale, ma è prima necessario provvedere a una sovrabbondanza di energia e al potenziamento delle infrastrutture. “Abbiamo pipeline, rigassificatori potenziali ma in questo momento abbiamo un collo di bottiglia tra Campania, Molise, Abruzzo”, ha infatti sottolineato Descalzi. Se non viene eliminato il collo di bottiglia, il progetto dell’hub europeo in Italia resta soltanto potenziale.