L’Europa ha usato meno gas: il consumo medio è sceso del 20%

Si temeva un black out energetico che non c’è stato, anzi. Non solo abbiamo usato meno questa risorsa ma l’abbiamo anche stoccata più di quanto ne avessimo bisogno, mettendo anche in difficoltà Vladimir Putin. 

Scende il consumo di gas da parte dei cittadini europei. E’ quanto rende noto l’Ufficio statistico dell’Unione europea (Eurostat) secondo il quale in questi primi mesi di inverno il consumo medio è stato del 20% inferiore rispetto agli scorsi anni. Questo si traduce in una buona notizia su più fronti.

Da un lato c’è una diminuzione delle importazioni dovuta alla minore richiesta che genera quindi un raffreddamento dei prezzi, la vera arma di Vladimir Putin verso l’Occidente nella guerra che si combatte in ambito economico oltre i confini dell’Ucraina, ma anche per quanto riguarda le emissioni inquinanti che si sono sensibilmente ridotte. Secondo gli esperti, sebbene manchino ancora diversi mesi alla fine del freddo invernale, questo potrebbe avere dato una importante svolta nel rischio di black out paventato da una richiesta sempre maggiore di gas. Cosa che, per l’appunto, non è avvenuta.

Secondo i dati diffusi da Eurostat il consumo di gas naturale tra agosto e novembre del 2022 è sceso più precisamente del 20,1% rispetto allo stesso periodo riferito agli anni 2017-2021. A ogni modo la Comunità europea aveva previsto un taglio dei consumi del 15% entro questa stagione, un risultato ottenuto pienamente e in anticipo rispetto a quanto auspicato. Tra i Paesi più “virtuosi” in questo taglio ai consumi c’è la Finlandia che ha ridotto di quasi la metà l’utilizzo del gas, seguita da Lettonia, Olanda e Svezia che hanno proceduto con un taglio del 30-40%, la Germania del 25, Francia, Polonia e Italia del 20%.

C’è da segnalare anche che siamo in un periodo molto particolare in cui sia il rallentamento dello sviluppo industriale ed economico europeo, sia una stagione invernale decisamente meno fredda anche nei Paesi del Nord Europa dovuta ai cambiamenti climatici, possono avere pesantemente influito sul ridotto utilizzo delle materie prime per il riscaldamento. Fatto sta che in Europa “siamo sommersi dal gas” come afferma scrive Matteo Villa dell’Ispi (Istituto studi di politica internazionale) a proposito dello stoccaggio di gas naturale che ammonta a più di 80 miliardi di metri cubi contro una media del quinquennio 2015-2020 che si attestava a 62.

I risparmi di gas molto superiori alle attese hanno spinto giù il prezzo – afferma l’esperto su Twitter -. E vanificato l’intera strategia di Mosca. Con l’Ue all’angolo, una nuova riduzione dei flussi russi avrebbe fatto lievitare ulteriormente il prezzo, pur mantenendo le entrate russe costanti. Sarebbe stato uno scenario da incubo: l’Europa alle corde e Mosca che guadagnava quanto prima“. Il mercato ha quindi reagito e il prezzo del gas è tornato ai livelli precedenti dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, attestandosi attualmente intorno 70 euro a megawattora, ben lontano dal picco di 360 a cui era giunto all’inizio dell’autunno. Tutto questo ha ridotto di molto la sua principale entrata su cui può contare il regime putiniano che si sono ridotte del 30% circa.

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