Imprese familiari: una ricerca dice che sono quelle più in salute

Le aziende familiari si confermano quelle più solide e in salute, meglio attrezzate delle altre ad affrontare le crisi passate e future.

Lo dice una ricerca che sarà presentata lunedì prossimo alla Bocconi.

Quali sono le aziende italiane che hanno superato la crisi pandemica meglio delle altre e sono in più in salute? Come spesso capita sono quelle familiari le aziende che hanno dimostrato maggiore solidità sul piano della redditività. Più attrezzate delle altre, generalmente nell’ultimo decennio si sono rafforzate.

Questo grazie al passaggio generazionale ma anche a una gestione oculata, improntata alla prudenza. Una strategia che, come la formica della famosa favola di La Fontaine, ha permesso di mettere da parte risorse per affrontare il duro inverno della crisi. Unica pecca, secondo gli analisti, è la ancora scarsa presenza di giovani e donne nei consigli di amministrazione.

L’indagine Aub

A dirlo è la ricerca dell’Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi), giunta alla 14esima edizione, che supportata da Italiana, Fondazione Angelini e Camera di commercio di Milano monitora la situazione delle aziende familiari italiane (oltre 20 milioni di ricavi). Ne emerge uno scenario che lascia intravedere spiragli di ottimismo per il sistema Paese in un momento in cui l’inflazione galoppa (+9,2% nell’Eurozona e +8,1% in Italia a dicembre 2022) aprendo la seconda crisi del triennio (dopo quella legata al Covid). Infatti le aziende familiari che hanno ricavi superiori a 20 milioni di euro sono nettamente la maggioranza (il 65%, 11.635 in termini assoluti) di tutte le imprese italiane omologhe, sottolinea la ricerca.

Il rapporto sarà presentato in Bocconi lunedì prossimo, 30 gennaio. Il Corriere della Sera (sezione Economia) ha anticipato alcuni dati: nel 2021 le aziende familiari italiane (8.589 quelle analizzate) hanno visto aumentare del 20% i loro ricavi rispetto all’anno precedente, facendo registrare un indice di crescita superiore a quello delle imprese non a conduzione familiare.

Quali sono stati i settori a crescere maggiormente tra 2019 e 2021? In testa troviamo i settori energia, costruzioni e commercio all’ingrosso, Fanalino di coda la vendita di automobili. Guardando per area geografica invece, le regioni in testa sono le Marche e la Lombardia.

Maggiore redditività, più posti di lavoro, meno debiti

In crescita anche la redditività netta delle aziende campionate, che nel 2021 ha superato quella del 2019 con un ritorno sul capitale passato dal 13% al 13,6% (rispetto all’11,7% nelle imprese non familiari). Cresciuta anche l’occupazione, con un +:3,8% (rispetto al +2,3% delle aziende non familiari). Le imprese familiari sono anche meno indebitate di prima: il rapporto fra la posizione finanziaria netta e il margine operativo lordo è sceso da 4,5 volte a 4. Il numero delle aziende familiari in difficoltà finanziaria è calato non soltanto nel biennio (passando dal 30% del 2019 al 24% del 2021) ma anche rispetto a dieci anni fa (quando era il  38%). Un merito che va anche agli interventi governati di sostegno al credito, all’agevolazione dei finanziamenti bancari per gli investitori.

In questo quadro molto positivo resta il problema della cosiddetta “diversity”. Ossia la scarsa presenza di donne, giovani e esterni alle famiglie nei consigli d’amministrazione. Solo in circa un caso su quattro (il 24,6% delle aziende familiari del campione) c’è almeno un consigliere under 40 (dato del 2020, un decennio prima la quota era il 47%: una spiegazione plausibile è quella legata all’invecchiamento della popolazione). Quanto alle donne, nei consigli di amministrazione la soglia del 33% – prevista per le quotate dalla legge Golfo Mosca – è superata soltanto da poco più di un’impresa familiare su tre (il 37,6%: un dato comunque in aumento rispetto al 34,4% del 2020). Aumenta invece la quota delle aziende (60,1% contro 54,3%) che in consiglio di amministrazione hanno almeno una persona esterna alla cerchia familiare.

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