Per i lavoratori in ambito pubblico scattano taglio del cuneo fiscale e bonus 1,5% già da questo mese di gennaio 2023, ma in verità l’aumento in busta paga giungerà più in là come arretrato: ecco quando
La busta paga sta per lievitare per milioni di italiani nel 2023, già dal mese corrente. O almeno, le cose stanno così in teoria. La ragione è che si corre un rischio, ossia che gli aumenti che ha disposto l’ultima Manovra di Bilancio, che si tratti di bonus per dipendenti pubblici oppure del taglio del cuneo fiscale, siano rinviati di qualche mese e quindi siano accreditati più tardi nell’anno, in qualità di arretrati.
Gli aumenti di compenso
Nello specifico, è bene dire che gli aumenti di stipendio avranno inizio da questo mese, gennaio 2023, ma potrebbero essere accreditati in un altro momento. Ciò sta a significare che la prima busta paga del 2023 potrebbe anche essere meno sostanziosa di quella del dicembre 2022, anche se poi sarà compensata tramite conguagli.
Aumenti di stipendio per casi specifici a parte, come quello di colf e badanti, da notare sono altri bonus e tagli che interessano milioni di lavoratori. Per esempio, da gennaio è confermato, e per qualcuno anche prolungato, il taglio del cuneo fiscale per coloro che hanno redditi fino a 35 mila euro. Oltretutto, c’è anche l’introduzione del bonus 1,5% per lavoratori del settore pubblico.
Taglio cuneo fiscale: quando arriva
Per quanto concerne la questione stipendi, la prima novità ha a che fare con il taglio del cuneo fiscale: per il 2023, si conferma lo sgravio contributivo del 2% per coloro che hanno reddito fino a 35 mila euro, e prolungato al 3% per chi ha invece redditi fino a 25 mila euro. Il taglio del cuneo fiscale comincia già da gennaio 2023, ma quando sarà erogato l’aumento in busta paga?
Teoricamente, l’accredito con attuazione del taglio del cuneo fiscale dovrebbe scattare dopo la pubblicazione delle linee guida dell’Inps, che attualmente non c’è ancora e che molto probabilmente non sarà pubblicata entro fine mese. Ciò significa che a gennaio la busta paga, sarà meno congrua dei mesi addietro.
Questo perché, senza l’attuazione delle indicazioni Inps, lo sgravio del 2% non è applicato. I contributi ritornano al 9,19% per dipendenti di settori privati e 8,80% per lavoratori del settore pubblico. Il taglio sarà attuato dunque in un altro momento tramite conguaglio.
È anche vero che qualche titolare, almeno nel settore privato, potrebbe optare per non aspettare la circolare e attuare subito il suddetto taglio del cuneo fiscale, erogando dunque, compensi più elevati. Con molta probabilità, però, la maggior parte delle imprese aspetterà la circolare per poi accreditare gli aumenti in busta paga sotto forma di arretrati.
Non è certo di quando arriveranno gli aumenti, in quanto tutto è legato alle tempistiche dell’Inps per l’emissione della circolare. Per avere un’idea indicativa di quando potrebbero essere erogati, basti pensare all’anno scorso quando gli aumenti che dovevano partire da luglio, sono giunti nella busta paga di ottobre 2022, ergo tre mesi dopo.
Può anche essere che anche quest’anno i tempi siano questi. La stessa cosa dovrebbe accadere anche per quel che concerne il bonus dell’1,5% applicato quest’anno a dipendenti pubblici, come compensazione per i mancati rinnovi contrattuali per il triennio che va dal 2022 al 2024.
Mancando come per la questione del taglio del cuneo fiscale le istruzioni Inps, gli aumenti saranno erogati come conguaglio nei mesi a venire.