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Economia

Inflazione e caro vita, le famiglie italiane costrette a toccare i risparmi: prelevati 20 miliardi

Published by
Valeria Girardi

Inflazione e caro vita, le famiglie italiane sono costrette a mettere mano ai loro risparmi: prelevati 20 miliardi negli ultimi mesi del 2022. E la tendenza non accenna a frenare.

L’inflazione può essere causata da molteplici fattori: tra questi, la domanda eccessiva rispetto all’offerta, l’aumento dei costi delle materie prime o anche l’aumento dei salari. Il caro vita, d’altro canto, è un fenomeno congenito dell’economia che si verifica quando i prezzi aumentano a causa di una domanda maggiore rispetto all’offerta o un sensibile aumento dei costi. Si tratta dunque di due fenomenologie che, in particolar modo per le famiglie a basso reddito o per coloro che hanno un reddito fisso e non hanno modo di aumentare conseguentemente i loro salari, possono incrinare la stabilità economica di una o più fette di popolazione.

Inflazione e caro vita, le famiglie italiane costrette a toccare i risparmi prelevati 20 miliardi – nursenews.it

Alla luce di quanto sta accadendo da ormai diversi anni – se oltre al conflitto internazionale scaturito dall’invasione dell’Ucraina ci aggiungiamo la gravissima crisi sanitaria provocata dalla pandemia di Covid – per le famiglie italiane, oggi come oggi, risparmiare diventa sempre più complesso e difficile. E i dati offerti da Federazione Autonoma Bancari Italiani sono tutt’altro che rassicuranti.

Le famiglie italiane sono costrette a mettere mano ai risparmi

I dati offerti da FABI (Federazione Autonoma Bancari Italiani) parlano chiaro: l’inflazione e il caro vita hanno invertito la tendenza al risparmio degli italiani. Se infatti dal 2017 i conti correnti dei cittadini non hanno mai smesso di crescere, se si tiene in considerazione l’ultimo trimestre del 2022 ci si trova di fronte a un cambio di tendenza. A seguito infatti dei costanti aumenti, nel 2022 il saldo totale dei conti correnti delle famiglie è diminuito di quasi 20 miliardi di euro.

Se si considera il trimestre agosto-novembre, si assiste a un calo di 18 miliardi (da 1.177 a 1.159 miliardi) con una riduzione dell’1,5%. Già a giugno, poi, vi era stata una prima diminuzione di 10 miliardi rispetto al mese di maggio. Tornando indietro nel tempo, a fine 2017 il saldo totale dei conti correnti degli italiani era pari a 967 miliardi; a fine 2018 si registravano invece 990 miliardi (con un aumento di ben +23 miliardi); a fine 2019 si contavano 1.044 miliardi (ovvero +54 miliardi rispetto all’anno precedente); a fine 2020 si parlava di 1.110 miliardi (+66 miliardi); a fine 2021, invece, a 1.144 miliardi (ovvero +34 miliardi).

Inflazione e caro vita, le famiglie italiane costrette a toccare i risparmi prelevati 20 miliardi – nursenews.it

Dopo ben cinque anni di risparmi, arriva però alla fine del 2022 l’allarmante cambio di rotta: se infatti nei primi sette mesi dello scorso anno la liquidità accumulata ha toccato i 1.180 miliardi di euro (+ 0,9% rispetto al 2021), i dati che vanno da agosto a novembre si rendono prova del crollo del potere di acquisto che costringe gli italiani a toccare i risparmi per far fronte a inflazione e caro vita. Come mostrato dal report di FABI, i saldo complessivo dei conti correnti è calato di quasi 20 miliardi di euro, passando dai 1.178 miliardi di euro a luglio ai 1.159 miliardi di euro a fine novembre (-1,53%).

Dall’altra parte, la stessa analisi segnala invece un aumento dei prestiti per il consumo e una tenuta dei finanziamenti a scopo personale (cioè quel tipo di prestiti usati per finanziare spese personali, quali il consolidamento del debito, spese mediche o scolastiche, e altre spese non strettamente legate all’acquisto di beni di consumo duraturi), due categorie in evidente crescita rispetto a gennaio dello stesso anno (+1,5 %). Aumento che si registra, tra l’altro, anche per quanto riguarda i mutui. Nello specifico, riporta sempre FABI, tra il 2017 e il 2022 si osserva una crescita di oltre 50 miliardi di euro (+13,5%), con lo stock delle erogazioni passate da 375 a 425 miliardi complessivi. Anche se, con l’aumento dei tassi d’interesse portato dalla Banca centrale europea al 2,5%, rischia di provocare nei prossimi mesi delle ripercussioni anche su questo tipo di mercato – con una diminuzione sia delle richieste da parte dei consumatori che delle erogazioni da parte delle banche.

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