Prescrizione Tari 2023 | Quali sono i termini entro cui il Comune può esigere la tassa sui rifiuti

Il pagamento della Tari spetta a coloro che detengono o possiedono immobili e zone in cui si producono rifiuti urbani. Ecco quando si può evitare il pagamento 

Coloro che detengono o possiedono un immobile o aree capaci di produrre rifiuti urbani sono tenuti a pagare la Tassa sui rifiuti, meglio nota come Tari. Questa tassa deve essere sempre pagata, a prescindere dall’uso del servizio e l’unico contesto in cui si può evitare di pagarla è quando va in prescrizione. Ciò vuol dire che se scadono i termini in il Comune può esigere il pagamento, il debito è automaticamente nullo.

Tari-nursenews.it
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Che cos’è la Tari e quando va in prescrizione

La Tari è un imposta locale, per cui i tempi per pretenderla sono più brevi rispetto alle imposte dello Stato. I tributi locali, infatti, Tari inclusa, si prescrivono in 5 anni. Il conteggio deve cominciare dal 1° gennaio dell’anno seguente all’anno in cui il tributo matura e si deve dunque fare il pagamento. In breve, il Comune ha tempo per chiedere il versamento della somma entro il 31 dicembre del quinto anno. Ecco perché a far fede c’è la data sulla raccomandata.

Dato che il nuovo anno è cominciato da poco, sono dunque finiti in prescrizione una serie di debiti sulla tassa dei rifiuti. Dal 1° gennaio 2023 diventa dunque nullo il pagamento della Tari per l’anno 2017.

Ma non finisce qui, perché il Comune potrebbe inviare un avviso di versamento legittimo e il debitore non può solo non pagare, deve impugnare la richiesta di denaro entro due mesi da quando la riceve. Senza impugnazione o scaduto tale termine, l’atto assume contorni definitivi e il debitore deve pagare pure se la tassa è andata prescritta. Essa non viene rimossa d’ufficio ma deve essere chiesta dalla parte coinvolta.

Che cosa fare per togliere il debito

Prima di fare ricorso, si può fare domanda direttamente al Comune, tramite un’istanza di autotutela per richiedere che la richiesta di pagamento venga annullata a causa della prescrizione. La presentazione della domanda di autotutela, comunque, non ha alcuna influenza sul termine di due mesi entro cui si deve fare ricorso formale di fronte al magistrato.

Questo, chiaramente, si può fare solo se non è stata interrotta la prescrizione Tari e ciò significa che ad ogni richiesta di pagamento, riparte il calcolo dei 5 anni dal giorno seguente a quando la si riceve.

La stessa legge prevista per la prescrizione della tassa sui rifiuti si attua anche alla cartella di pagamento Tari. Ciò ha un certo rilievo nel caso in cui il Comune abbia chiesto il pagamento nei tempi stabiliti, ma che per il mancato saldo del dovuto, esso sia finito iscritto a ruolo. In questo contesto, il Comune affida a un agente che si occupa di riscuotere il debito, il recupero coattivo della somma.

Il primo passo è proprio inviare la cartella di pagamento che, come la stessa Tari, finisce in prescrizioni trascorsi 5 anni, il cui calcolo parte dal giorno seguente a quando la si riceve.

Più concretamente, finiscono in prescrizione pure parte delle cartelle esattoriali mandate nel 2017, a prescindere dall’anno a cui si riferiscono. Anche in un caso come questo, quindi, è importante che la prescrizione non venga interrotta, e il debitore deve tuttavia fare ricorso alla Commissione tributaria della Provincia.

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Prima di arrivare alla non certo piacevole riscossione coattiva, senza aspettare i tempi di prescrizione, è possibile anche avere delle riduzioni su questa tassa. Secondo la legge nazionale, ci sono anche riduzioni che permettono di pagare meno la Tari. Si può inoltre fare richiesta di rateizzazione. Con la legge di bilancio 2020, le rate possono essere fino a 72 mensili, se il debitore è in una situazione in cui è oggettivamente in una fase difficile.

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