Un mese fa, il ceo di Tesla e da poco tempo anche della piattaforma social Twitter, Elon Musk, aveva annunciato che presto si sarebbe dimesso da capo di Twitter, nominando un nuovo leader.
È passato un mese da quando, il ceo di Tesla, Elon Musk, comunicava che presto avrebbe abbandonato il timone di Twitter, di cui è diventato patron da poco, per nominare un nuovo ceo. Una scelta scaturita da un sondaggio, da lui stesso voluto il 18 dicembre 2022, in cui domandava ai propri utenti, un parere sul fatto che fosse lui il leader. «Dovrei dimettermi da capo di Twitter?», aveva chiesto.
Il sondaggio
Il risultato del sondaggio fu molto duro, con più di 17 milioni di utenti che hanno votato. Il 57% delle risposte sono state per le dimissioni del milionario. Un esito che ha lasciato l’amaro in bocca a Elon Musk, forse poco conscio della gestione alquanto disorganizzata che ha investito Twitter dal giorno dell’acquisto, pari a 44 miliardi di dollari. Quando ha organizzato il sondaggio, Musk aveva comunicato che avrebbe rispettato il risultato, ma dopo l’esito non a suo favore, aveva scelto il silenzio per alcune ore.
Aveva poi postato un annuncio, in cui spiegava che avrebbe nominato un nuovo ceo, «non appena troverò qualcuno abbastanza folle da accettare questo incarico».
Tutto tace
È trascorso un mese e del nuovo ceo della piattaforma nemmeno l’ombra. Musk ha evitato in modo plateale di tornare sulla questione, facendo un gran silenzio. L’ipotesi che in 30 giorni non sia riuscito a trovare qualcuno che possa diventare il ceo di Twitter pare piuttosto una scelta specifica, ossia non lasciare la leadership.
Nelle ultime ore c’è anche un’altra vicenda su cui il ceo di Tesla aver fatto retromarcia. Sono stati infatti resi noti i costi degli abbonamenti di Twitter Blue, abbonamento che pone limite agli annunci e dà la spunta blu di verifica agli account.
Tale spunta avrà un costo di 11 dollari al mese. Tre dollari in più rispetto a chi sceglie l’abbonamento tramite browser e non attraverso l’app. L’esito è dovuto al fatto che sia Apple, sia Google (Ios e Android), chiedono il 30% di commissioni per comprare in App. E a Musk, tali commissioni, non sono mai andate a genio.
Alla luce dei costi degli abbonamenti, il ceo di Tesla ha anche iniziato un lungo silenzio, evitando di tornare a parlarne. Ma non è tutto, perché Musk sta anche affrontando un processo per una serie di suoi Tweet su Tesla che risalgono ad alcuni anni fa, in cui comunicava che ci sarebbe potuto essere un delisting di Tesla, cosa mai occorsa.
Alcuni azionisti hanno quindi fatto causa al magnate. Intanto, l’azienda Tesla sta soffrendo in borsa, con il titolo che ha perso il 15% nell’ultimo periodo.