La Sanità rischia il collasso: le regioni lanciano l’allerta

È allerta per il comparto Sanità, che viene considerato essenziale nel corso della pandemia e ora ritornato in una situazione di collasso soprattutto a causa di mancati investimenti, medici che fuggono e conti salati per il caro energia. 

La Sanità è in ginocchio e rischia il collasso. Due anni di pandemia e poi la crisi energetica hanno creato una situazione alquanto preoccupante. La cosa è evidente dal fatto che sempre più spesso si ricorre al medico “a gettone”, per tappare i buchi e ciò che non va nel settore pubblico.

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pronto soccorso-Ansa/Luca Zennaro

Risorse che non sono adeguate

Neppure la Manovra è riuscita a stanziare risorse sufficienti per intervenire in questo momento così critico per la Sanità. I fondi che sono stati messi in campo, infatti, bastano a malapena per coprire le spese più grandi dovute all’aumento delle bollette e nient’altro. La Manovra, ha aggiunto poco oltre i 2 miliardi in più per il 2023, ma di questi, almeno 1,4, copriranno le spese per le utenze. L’altra parte dei soldi non coprirebbe neanche i rincari dovuti all’inflazione.

Ma non è tutto, perché a tutto questo va a sommarsi una frequente fuga di medici, in particolare nei reparti che sono maggiormente a rischio e più impegnativi, quali i pronto soccorso. Per non parlare dei medici andati in pensione, lasciando un forte vuoto dato che non sono state coperte le sostituzioni, perlomeno non totalmente e per di più con dei contratti che non offrono stabilità.

L’allerta delle Regioni

Per tutti i motivi sopraccitati, la Sanità regionale ha risentito di questi accadimenti, al punto da rischiare il crollo. E proprio a tal proposito le Regioni hanno deciso di chiedere che l’Esecutivo intervenga. «È necessario e indifferibile programmare rapidamente un intervento straordinario e strategico, non di natura meramente emergenziale, in grado di proporre delle soluzioni, prontamente attuabili e idonee ad affrontare nell’immediato la carenza di personale sanitario e la crisi finanziaria di cui, da ormai tre anni, versano i Sistemi Sanitari Regionali», scrive al governo l’assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna, che coordina anche la commissione salute Regioni.

«La sostenibilità economico-finanziaria dei bilanci sanitari è fortemente compromessa dall’insufficiente livello di finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale, dal mancato finanziamento di una quota rilevante delle spese sostenute per l’attuazione delle misure di contrasto alla pandemia da Covid-19 e per l’attuazione della campagna vaccinale», spiega sempre l’assessore Raffaele Donini.

L’emergenza Covid19 e la campagna per i vaccini hanno lasciato tutta una serie di debiti, che sarebbero circa sui 3,8 miliardi, solo parzialmente coperti dallo Stato. A ciò va a sommarsi anche la mancanza di staff sanitario che ha aumentato in modo esponenziale le criticità di «molteplici settori e servizi sanitari, con conseguenti disservizi che sono, purtroppo, oggetto delle cronache quotidiane».

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Le cooperative sanitarie, oltretutto, hanno dato l’allarme sul fatto che sempre più spesso si vedono medici a chiamata o gettone, per tappare i buchi quando non c’è personale nelle strutture sanitarie. «Quello dei medici ‘a gettone’ è un fenomeno che testimonia, forse nel modo più evidente, le debolezze di un’organizzazione sanitaria che ha molto stentato a compiere il necessario adeguamento ai cambiamenti nei bisogni di salute e agli effetti dell’innovazione tecnologica», spiegano.

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