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Economia

Oxfam, crescono le disuguaglianze: l’1% più ricco possiede il 45,6 % della ricchezza netta mondiale

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Anna Di Donato

Con la crisi energetica e l’inflazione che imperversano, con l’aumento dei vari beni di consumo, crescono anche le disuguaglianze. Vediamo insieme di che cosa si tratta

La crisi energetica e l’inflazione, che hanno portato a un aumento di diversi beni di consumo, vedono anche un aumento delle disuguaglianze, che già erano cresciute con l’avvento dell’emergenza Covid19. In questo contesto, infatti, c’è stata una crescente concentrazione della ricchezza nelle mani di poche persone mentre cresceva anche l’impoverimento di parecchie fasce della popolazione globale.

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Il report Oxfam

Il report Oxfam, in cui sono contenuti i suddetti dati, aggiorna come di consueto il monitoraggio del divario tra ricchi e poveri, pubblicato come al solito quando si apre il World Economic Forum, che quest’anno è in corso da ieri, lunedì 16 gennaio fino al 20 gennaio a Davos, in Svizzera. Dal report emerge che le imprese analizzate dallo studio hanno ottenuto 306 miliardi di dollari di profitti in più.

L’anno scorso, i loro profitti sono cresciuti del 256% rispetto agli anni precedenti, che vanno, nello specifico, dal 2018 al 2021. L’84% dei profitto in eccesso, parliamo di 257 miliardi, sono andati agli azionisti, mentre il 76% delle aziende ha accresciuto i propri margini a livello di profitti.

Per fare un paio di esempi, analizziamo il caso dei Walton, padroni di metà dell’azienda Walmart, che nel 2022 ha ottenuto 8,5 miliardi di dollari come dividendi, oppure al miliardario indiano Gautam Adani, azionista di riferimento per molte grandi compagnie che si occupano di energia e che in 7 mesi ha visto il proprio fatturato crescere di 42 miliardi di dollari.

Com’è distribuita la ricchezza

Nel biennio dell’emergenza Covid19, l’1% più facoltoso ha visto aumentare il valore delle proprie ricchezze di 26 mila miliardi di dollari, prendendo il 63% dell’aumento totale della ricchezza netta mondiale.

Oltrepassato, ergo, il record di tutto il decennio che va dal 2012 al 2022, quando il top -1% aveva ottenuto il 54% dell’aumento della ricchezza terrestre. Per la prima volta, negli ultimi 25 anni, crescono al contempo estrema ricchezza ed estrema povertà. Dal 2020 ad oggi, un miliardario ha accresciuto, mediamente, le proprie ricchezze di 1,7 milioni di dollari per ogni dollaro di aumento patrimoniale di una persona che si trova in quel 90% di persone più povere.

Nonostante il crollo dei mercati azionari dello scorso anno, le ricchezze dei milionari sono cresciute a 2,7 miliardi di dollari ogni giorno negli ultimi 3 anni, dopo dieci anni in cui erano raddoppiati i ricchi e anche il loro conto in banca.

Alla fine del 2021, l’1% più ricco aveva il 45,6% della ricchezza mondiale, mentre la parte più povera a livello globale aveva lo 0,75%. Negli ultimi 10 anni i miliardari hanno avuto un raddoppio del loro patrimonio, con un aumento del valore di tali bene quasi 6 volte di più di quello registrato dal 50% più povero.

Se si guarda all’1% più benestante della Terra, l’accumulo di beni negli ultimi dieci anni è 74 volte superiore a quello di quelle persone che fanno parte del 50% più povero. Nel 2020, più di 70 milioni di persone in più sono sprofondate nell’estrema povertà, con un incremento dell’incidenza di quest’ultima pari all’11%.

La stima è che a livello mondiale tra 700 e 800 milioni di persone circa abbiano avuto problemi per comprare il cibo, soffrendo dunque la fame nel 2021. Questa insicurezza alimentare, ovunque nel mondo, riguarda più donne che uomini. Con l’incremento dell’inflazione ci sono stati anche cali nei compensi per parecchi dipendenti. Il report Oxfam in merito ai compensi in 96 Stati mostra che l’anno scorso almeno 1,7 miliardi di dipendenti abitavano in Paesi in cui l’inflazione ha oltrepassato la crescita degli stipendi.

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Ad aggravare la situazione è anche la stretta sulle politiche a livello fiscale. Oxfam ha stimato che tra il 2023 e il 2027, 148 Stati progettano una riduzione della spesa pubblica, anche per sanità e istruzione, nel complesso 7.800 miliardi di dollari.

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