Ristrutturare un immobile secondo la direttiva Ue, andrebbe a comportare dei costi molto pesanti per quanto concerne privati, aziende e Stato. Ecco che cosa prevede la direttiva in questione
La direttiva Ue inerente il risparmio energetico degli immobili in Italia significherebbe dover affrontare costi non sostenibili per aziende, per lo stesso Stato e per i privati cittadini. Il nostro Paese, infatti, ha un patrimonio immobiliare di vecchia data e che consuma grandi quantità di energia. Oltretutto, per ciò che riguarda il residenziale per la maggior parte si tratta di proprietà di privati che per lo più, senza che vi sia una certa agevolazione fiscale, non potrebbero sostenere le spese per eseguire gli interventi atti a portare i loro immobili quantomeno alla classe energetica D. Analizziamo le motivazioni.
Ristrutturare casa secondo direttiva Ue: quali lavori fare
Per ottenere il tipo di ristrutturazione proposto dall’Unione europea, in sostanza, servirebbero gli stessi lavori del superbonus 110% ( da quest’anno 90%). Questo perché, se ci si pensa, il superbonus ha lo scopo di ottenere un salto nella classe energetica equivalente a ben due classi, certificato da un’Ape prima e dopo i lavori di ristrutturazione dell’immobile.
Secondo le ultime direttive di Bruxelles, che comunque vedrà un tavolo tra Commissione, Consiglio e Parlamento, entro il 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno avere classe energetica E. Il punto è che il 60% delle strutture nel nostro Paese hanno una classe energetica che si trova tra F e G. Entro il 2033, inoltre, secondo la suddetta direttiva, dovrebbe occorrere un passaggio alla classe energetica D.
I lavori da svolgere per ottenere questo salto di due classi energetiche comporta l’eseguire il cappotto termico dell’involucro oppure una modifica alla centrale termica, ma in genere non basta il cambio di centrale termica e si devono svolgere tutti e due i lavori. A queste operazioni, in genere, vanno a sommarsi anche il rimpiazzo dei serramenti e si installano i pannelli fotovoltaici.
Ristrutturare casa: costi
Per quanto concerne i costi, non si può fare un calcolo preciso dell’importo totale di una ristrutturazione a livello nazionale, tuttavia, basandosi sui costi del superbonus, pari a 62,5 miliardi al 31 dicembre scorso, si può provare a fare una stima per ciò che concerne l’ordine della portata della spesa da sostenere. Secondo i dati Enea, che risalgono al 31 dicembre 2022, a fare richiesta per il Superbonus sono stati 208.622 proprietari di immobili unifamiliari, per un costo che si aggira sui 23,7 miliardi di euro e una spesa, in media, pari a 113.757 euro. E ancora, 102.725 proprietari di unità funzionalmente indipendenti, per un importo complessivo di 10 miliardi e una spesa, per ogni immobile, pari a 97.009 euro.
A fare richiesta del bonus sono stati 48.047 condomìni, per in complesso 28,8 miliardi e una spesa che si aggira sui 598.813 euro. Dati Ance spiegano che due terzi degli immobili italiani necessitano di interventi strutturali per potersi adeguare alla direttiva Ue sopraccitata. Su 12,2 milioni di immobili, 6,3 sono edifici autonomi e due terzi corrispondono a 4,2 milioni. Se si calcolano 105 mila euro per ogni struttura, e tenendo conto del fatto che di 4,2 milioni di case, 311 mila hanno già fatto interventi, in teoria la spesa sarebbe di 105 mila euro per 3,9 milioni, il cui esito è una spesa di 409,5 miliardi di euro.
Dunque ci sarebbero, all’incirca, 4 milioni di condomìni interessati e 599 mila euro per 4 milioni fa all’incirca 2.400 miliardi di euro. Nel complesso, si andrebbero a oltrepassare i 2800 miliardi di euro, cui si sommerebbero i costi per le strutture residenziali private e pubbliche. Dato che mediamente è possibile computare 6 case per condominio, questo adeguamento di risparmio energetico avrebbe un costo che di 100 mila euro ad appartamento.